Ferragni & Co, il trionfo del nulla. L’influencer sbanca al cinema, la De Lellis in libreria. Per il sociologo Crepet è un premio a chi non fa niente

“Il film della?…” Paolo Crepet, il popolare psichiatra-sociologo, ci mette qualche istante a digerire la richiesta di commentare Unposted, l’opera cinematografica, stroncata dalla critica ma premiata dal botteghino, in cui l’influencer Chiara Ferragni racconta Chiara Ferragni.

Parliamo del docufilm della Ferragni.
“Non l’ho visto. Io non conosco la signora Ferragni. So, in maniera molto generica, cosa fa, è facile: non fa niente. Beata lei. Guadagna un sacco di soldi e mi fa molto piacere. Le sue attività non le considero una professione, altri sì. Comunque che lei si sia autocelebrata in un corto, come se fosse Coco Chanel, vuol dire che ha una grande considerazione di sé”.

La Youtuber Giulia De Lellis ha ammesso di non aver mai letto un libro, ne scrive uno e diventa un best seller. La Ferragni fa un docufilm e sbanca al botteghino. Due opere che hanno in comune una sonora bocciatura della critica. Come giudica questa frattura tra i gusti del pubblico e il giudizio dei recensori?
“Non è un best seller, è un libro comprato. Alla Ferragni credo che della critica cinematografica non interessi, la sua è un’ottima operazione di marketing, basta. Il problema è what’s next. Si è bruciata la possibilità di fare un film su di sé, perché non credo che ne farà altri. Ho letto le critiche: come dice Fantozzi, è una boiata pazzesca. Condivido il giudizio di Mereghetti sul Corriere: non è cinema, è propaganda coreana”.

Influencer, tronisti e Youtuber. Ormai l’editoria non nega una pubblicazione a nessuno. Secondo lei cosa sta cambiando in questo settore?
“Credo, ma è solo la mia opinione, che molte di queste cose siano delle mode destinate a cambiare. Cinque anni fa in molti non si sarebbero sognati di mettere in discussione Facebook, ora in molti lo fanno, compreso chi lo ha inventato. Dopo un po’ ti annoi. Sono fenomeni che hanno una vita breve. La stessa cosa vale per gli influencer. Diventeranno una realtà terzomondista, perché la tecnologia è molto rapida, cambia”.

E’ il trionfo di una nuova cultura trash oppure c’è dell’altro?
“La cultura del trash non è nata adesso, è nata 25 anni fa con Carlo Verdone che interpretava la periferia romana, pensi a Ivano e Jessica, ‘o famo strano. Figure simpaticissime, ma dopo un po’ basta. Che questa sia l’opinione pubblica italiana mi rifiuto di pensarlo, è come se un paesino di montagna si arrogasse il diritto di parlare del Paese intero”.