I furbetti del telefono

Di Carola Olmi

Su questo giornale la settimana scorsa segnalavamo come i servizi di internet veloce in una città come Roma siano cosa ben diversa da quel fulmine che Tim e Vodafone promettono. Riuscire a scaricare i dati a una velocità accettabile è infatti un’impresa in molte parti della capitale e persino dove la copertura permette le migliori condizioni, spesso il download è lentissimo. Problemi solo di Internet? No, perchè dalla tangenziale al muro torto – strade che i romani percorrono abitualmente – in alcuni punti il segnale cade anche per una comunissima telefonata.

Brutti segnali
Le infrastrutture, dunque, sono insufficienti. Ma i gestori, anzichè correre ai ripari ne hanno appena inventata una nuova per fare cassa. Dal prossimo 21 luglio i servizi LoSai e ChiamaOra di Tim saranno infatti a pagamento per tutti, al costo di 1,9 euro ogni quattro mesi (5,7 euro l’anno). Mica parliamo di briciole, perché spalmando questa somma sulla platea dei clienti (circa venti milioni) viene fuori un potenziale guadagno per Telecom Italia di oltre 100 milioni. Briciole rispetto a quello che vuol prendersi Vodafone aumentando di 6 centesimi al giorno (in caso di utilizzo) i servizi – che molti credono gratuiti – di Recall e Chiamami. Teoricamente un costo aggiuntivo che potrebbe arrivare a 21,36 euro l’anno, per un ricavo aggiuntivo vicino ai 420 milioni.

Avvisi piccoli piccoli
Stranezza nella stranezza, i nuovi importi saranno automaticamente previsti insieme ai servizi che i clienti dovranno eventualmente disdire. Cosa che nella stragrande maggioranza dei casi non accadrà, perché a nessuno viene in mente di disdire un servizio che non si è chiesto o che si ritiene gratuito. Per l’autorità alle telecomunicazioni però va tutto bene così. E la foglia di fico usata dalle compagnie sa persino di beffa. Tim ha inviato un semplice sms, così come ha fatto Vodafone un mese fa insieme all’avviso legale su alcuni giornali. Voi ve ne eravate accorti?