La beffa infinita del concorsone Rai. Solo otto lavoreranno a Roma. Così la graduatoria viene sempre aggirata

Prove tecniche di pasticcio in Viale Mazzini. Ricordate il famoso concorsone Rai del 2015, quello che doveva introdurre un po’ di meritocrazia in Rai?

Prove tecniche di pasticcio in Viale Mazzini. Ricordate il famoso concorsone Rai del 2015, quello che doveva introdurre un po’ di meritocrazia in Rai? A un anno di distanza, e oltre 8 mesi dalla pubblicazione della graduatoria finale, i vincitori non sanno ancora nulla di ufficiale. Ma azienda e Usigrai, il sindacato dei giornalisti, trattano in segreto i nomi delle persone da assumere e la loro destinazione. E come aveva denunciato venerdì scorso questo giornale, le graduatorie vengono sistematicamente aggirate.

La Rai ha deciso di assumere i primi 35 classificati (altri settanta saranno presi entro il triennio) e di questa prima tranche soltanto 8 dovrebbero andare a Roma nelle testate nazionali, mentre gli altri andrebbero a coprire i buchi nelle varie sedi regionali.

LO SCAMBIO La Notizia aveva svelato lo scambio in corso tra azienda e sindacato: visto che c’è un precedente concorso per giornalisti delle sedi distaccate che non era stato “assorbito”, alcuni di questi andranno a Roma approfittando di questa tornata di assunzioni, come da richiesta dell’Usigrai, mentre i direttori di testata potranno scegliere  nella lista dei 35 senza rispettare la graduatoria. Dalla Rai sono filtrati i nomi di Giacomo Segantini, che lavorerà al Tg1 per un anno, e di Andrea Luchetta, che finirà a RaiSport. Nulla da eccepire, perchè sono arrivati rispettivamente primo e terzo al concorso. Ma finirà in una testata nazionale anche Ignazio Ingrao, vaticanista di Panorama e dirigente di rilievo del sindacato (è stato fiduciario dell’Inpgi, la mutua dei giornalisti), che alla selezione si è classificato ventiseiesimo. E nel numero ristretto dei fortunati che rimarranno a Roma ci sono anche un paio di figli di dipendenti Rai. In sostanza, come raccontano alcuni dei vincitori, non c’è alcuna trasparenza sulle scelte e sulle procedure delle assunzioni. Alcuni vengono raggiunti dalla telefonata della direzione del personale, altri sono preallertati dal sindacato, altri ancora hanno ricevuto una mail dalla quale hanno capito che devono tenersi pronti per andare chissà dove.

RISCHI LEGALI – Di sicuro c’è solo che la graduatoria non viene rispettata. E questo minaccia di creare seri problemi. La Rai è un’azienda pubblica, il concorso è stato un concorso pubblico e non è che i risultati di tale concorso possano essere gestiti con una serie di telefonate e trattative “aumma aumma”. Ad assunzioni ultimate si rischiano decine di cause, oltre all’intervento della Corte dei Conti, perchè sarà difficile spiegare a chi è arrivato quarto, e magari finirà a Cagliari visto che non ha santi in paradiso, per quale motivo su Roma gli è stato preferito  il numero 29 della graduatoria. In tutto ciò, azienda e sindacato trattano sul filo del rasoio perchè il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto, pur non sentendo il concorso come una cosa propria (fu una battaglia del predecessore Luigi Gubitosi), voleva chiamare direttamente i più bravi a Roma senza tanti maneggi. Dopo di che, però, pare che si sia disinteressato della faccenda. Almeno finchè non scoppiano grane.