Durissima operazione dei Carabinieri del Ros e del comando provinciale di Messina contro una cellula di Cosa Nostra catanese, diretta emanazione della famiglia mafiosa dei Santapaola. Le accuse sono di associazione mafiosa, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, turbata libertà degli incanti, esercizio abusivo dell’attività di giochi e scommesse, riciclaggio e possesso illegale di armi. Solo il 4 luglio scorso, un maxi blitz dei Carabinieri aveva portato all’arresto di 54 persone, accusate di essere esponenti del clan di Cosa nostra del rione San Giovanni Galermo, ritenuto tra i più affidabili dal boss Benedetto Santapaola.

Le indagini del Ros hanno accettato per la prima volta la presenza di una cellula dei Santapaola di Catania a Messina. Il gruppo avrebbe avuto interessi negli appalti pubblici grazie alla collusione di alcuni funzionari dell’amministrazione comunale per l’acquisizione di immobili da adibire ad alloggi popolari, ma avevano anche interessi nella corse clandestine di cavalli e nelle scommesse.

Il gruppo avrebbe avuto interessi anche nell’autostrada Salerno-Reggio Calabria e ad Expo, e gestito il gioco illegale e avuto un ruolo nelle scommesse di calcio. Poteva contare anche su informatori in uffici pubblici, di polizia e della Procura Contestato anche il reato di concorso esterno in associazione mafiosa a un avvocato, Andrea Lo Castro, che avrebbe messo a disposizione del gruppo criminale le proprie competenze professionali per consentire il riciclaggio di denaro tramite falsa intestazione di beni e l’elaborazione di strategie per la frode ai creditori.

Non solo. C’è anche l’ex presidente dei costruttori di Messina, Carlo Borella, tra i trenta arrestati dell’operazione dei carabinieri del Ros coordinata fal procuratore aggiunto di Messina Sebastiano Ardita.

Per i magistrati quella che è stata sgominata è una vera e propria cellula catanese di Cosa nostra che per anni ha condizionato la vita pubblica di Messina. Un blitz che ha portato in carcere anche funzionari del Comune ed esponenti della società che conta affiliati tra di loro anche da un vincolo di segretezza della massoneria. Tutti connessi, spiegano gli investigatori, “a un disegno di gestione di interessi economici illeciti contrassegnati da riservatezza e reciproca affidabilità”.