O la borsa di studio o la vita. L’università punisce il merito. Fondi fermi da anni: così 50mila idonei restano a secco

O la borsa di studio o la vita. L'università punisce il merito. Fondi fermi da anni: così 50mila idonei restano a secco

Eccellenza e merito. Non c’è legislatura in cui non si ribadiscano questi due principi. Specie nel campo dell’istruzione e, in particolar modo, in quello universitario. Ne hanno parlato, giustamente, Matteo Renzi prima e Paolo Gentiloni poi, Stefania Giannini prima e Valeria Fedeli poi. Tutti a premere su questi due aspetti perché è più che doveroso che l’università riconosca e premi il merito agevolando anche economicamente gli studi con borse di studio. Peccato, però, che nella realtà dei fatti per l’istruzione si faccia molto meno di quel che si dovrebbe. Prendiamo il Fondo per il merito, istituito presso il Miur addirittura nel 2010. Parliamo di un fondo specifico, recita la legge, al fine di “promuovere l’eccellenza e il merito tra gli studenti dei corsi di laurea e laurea magistrali”. Per gestire tali sussidi un decreto del 2011 aveva previsto l’istituzione di una Fondazione. Ad oggi, però, “la Fondazione per il merito non è ancora operante”. In sette anni si è fatto praticamente nulla. Con buona pace delle 400 borse di studio da 15mila euro l’una, che dovevano essere assegnate agli studenti più meritevoli. A dirlo, nero su bianco, è una lunga e dettagliata relazione della Corte dei conti sul sistema universitario. Tra luci e ombre, è proprio il capitolo relativo agli “interventi per il diritto allo studio” a riservare le maggiori sorprese.

Bocciati – Ma, ovviamente, i rilievi dei magistrati contabili non finiscono qui. Perché poi c’è tutto il capitolo relativo alle borse di studio per gli studenti meno abbienti. Ma anche qui il ritardo è clamoroso: nel 2012 è stata approvata una legge per determinare i cosiddetti Lep (livelli essenziali di prestazione), per uniformare l’assegnazione dei benefici economici, oggi soggetti a regole differenti da Regione a Regione, da ateneo ad ateneo. Peccato che, dice ancora la relazione, lo stato di attuazione della legge “risulta ancora in ritardo”, tanto che “non sono stati ancora definiti i Lep”. E qual è il risultato di questo ritardo? Semplice: ci sono Regioni in cui l’assegnazione delle borse di studio è di gran lunga inferiore al fabbisogno. In altre parole i beneficiari sono una minima parte degli idonei. Qualche esempio? In Campania meno di uno studente idoneo su due riceve la borsa di studio. Nel 2015, per dire, su una platea di 17.440 studenti, solo 8.471 hanno avuto agevolazioni economiche (il 48,57%). Peggio ancora è andata in Calabria: qui 3.524 studenti hanno ricevuto la borsa di studio su 8.907 idonei. Il 39,68%. Numeri sconvolgenti? Certo, ma non come quelli registrati in Sicilia, dove a prendere la borsa di studio sono stati 6.225 su una platea di idonei di 21.666 studenti. Il 28,73. Poco più di uno su quattro. Ma anche se si volesse fare un conto complessivo, siamo lontani dal soddisfare tutti gli universitari che pure avrebbero diritto all agevolazioni economiche. L’ultimo dato disponibile parla di 139.370 studenti beneficiari su 188.612 beneficiari. Quanti soldi mancherebbero? La Corte dice anche questo: oltre 49 milioni di euro.

Tw: @CarmineGazzanni