Oggi a Somma Vesuviana l’ultimo saluto al vice brigadiere Mario Cerciello Rega. A Roma centinaia di persone hanno reso omaggio alla salma del carabiniere ucciso venerdì

Si terranno questa mattina, alle 12, a Somma Vesuviana, i funerali di Mario Cerciello Rega, il vicebrigadiere dei Carabinieri ucciso a Roma, il 26 luglio scorso, con 11 coltellate. Ieri centinaia di persone hanno reso omaggio alla salma del militare nella cappella di Piazza del Monte di Pietà. Accanto al feretro è rimasta per tutto il tempo la moglie del carabiniere, Rosa Maria, insieme alla madre del 35enne, alla sorella e al fratello. Hanno reso omaggio a Cerciello anche il premier Giuseppe Conte e la sindaca di Roma, Virginia Raggi.

Sempre ieri, in mattina, si è svolta anche l’autopsia, dalla quale è emerso che le coltellate che hanno attinto il carabiniere non sono state 8, come indicano in un primo momento, bensì 11 e che la causa del decesso è da attribuire a una forte emorragia. Convalidati anche gli arresti dei due giovani americani, Elder Finnegan Lee, che ha materialmente accoltellato il vicebrigadiere, e Christian Gabriel Natale Hjort. I due devono rispondere di concorso in omicidio volontario e tentata estorsione. I due americani, di fronte al gip, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Individuato, inoltre, anche il pusher che ha venduto aspirina al posto della droga ai due californiani. Si tratterebbe di un italiano. Sono in corso accertamenti anche sulla posizione di un secondo italiano, l’uomo derubato che venerdì sera ha dato l’allarme al 112. Entrambi saranno indagati per reati di droga. Secondo quanto hanno ricostruito gli inquirenti, l’uomo avrebbe accompagnato i due giovani americani dal pusher. Molti i lati ancora oscuri sui cui stanno tentando di fare luce gli investigatori.

“Questo pomeriggio ho visitato la camera ardente per rendere onore al vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, un servitore dello Stato che amava l’Arma dei Carabinieri, un uomo generoso che dedicava le pause di lavoro a iniziative di solidarietà” ha scritto il premier Conte sulla sua pagina Facebook. “Lo Stato partecipa commosso al dolore della moglie Rosa Maria, della madre Silvia, della sorella Lucia, del fratello Paolo, e di tutti i familiari e amici che, amandolo, più soffriranno la mancanza del suo sorriso e del suo temperamento allegro”.

“Al sentimento di commozione – ha aggiunto il presidente del Consiglio – si accompagnano vari interrogativi che la vicenda suscita nell’opinione pubblica e in ciascuno di noi. Ho avuto un lungo incontro con i vertici dell’Arma dei Carabinieri e delle Forze Armate anche al fine di valutare misure di prevenzione sempre più efficaci in modo da evitare che delitti così efferati abbiano a ripetersi!.

“In questi momenti chi ha compiti di responsabilità – ha aggiunto Conte – fa bene a interrogarsi, in modo serio e responsabile, su quali siano le modalità più idonee a intensificare il contrasto al traffico e allo spaccio di stupefacenti da cui nasce questo delitto. Quanto alla foto che ritrae uno dei due ragazzi americani bendato e ammanettato e che sin qui è circolata, invito a non confondere le cose. Non c’è nessun dubbio che la vittima di questa tragedia sia il nostro carabiniere, il nostro Mario”.

“Invito tutti a considerare, tuttavia, che bene ha fatto l’Arma a individuare il responsabile di questo improprio trattamento – scrive ancora il presidente del Consiglio – e a disporre il suo immediato trasferimento. Chiariamolo bene: ferme restando le verifiche di competenza della magistratura, riservare quel trattamento a una persona privata della libertà non risponde ai nostri principi e valori giuridici, anzi configura gli estremi di un reato o, forse, di due reati. Parimenti censurabile è il comportamento di chi ha diffuso la foto via social in spregio delle più elementari regole sulla tutela della privacy”.

“L’Italia è uno Stato di diritto. È la culla della civiltà giuridica dai tempi dell’antico diritto romano. Abbiamo princìpi e valori consolidati: evitiamo di cavalcare l’onda delle reazioni emotive – conclude il premier – tenuto anche conto che la nostra legislazione, in caso di omicidio volontario, contempla già l’ergastolo e non consente più sconti di pena. Tutto questo anche per merito di norme più severe introdotte da questo Governo. Piuttosto dobbiamo ora vigilare affinché tutti coloro che hanno compiti di responsabilità facciano in modo che le norme siano rigorosamente applicate”.