Ore contate per gli haters di Silvia. La pista porta all’estrema destra. Nel mirino degli investigatori decine di post di insulti. Indizi pure sulla bottiglia lanciata contro casa

Si stringe il cerchio investigativo attorno agli haters di Silvia Romano, la cooperante milanese rapita in Kenya e liberata dall’Aise dopo un anno e mezzo trascorso nelle mani dei terroristi somali. Da quanto ha rimesso piede in Italia la 24enne, convertitasi all’Islam, è oggetto di una intensa campagna di odio, bersaglio anche di una parte della politica e di minacce pesantissime, su cui sta indagando la Procura di Milano. Gli uomini del Dipartimento antiterrorismo guidato dal pm Alberto Nobili e i carabinieri del Ros, dopo una prima scrematura, si sono ora concentrati su una quarantina di messaggi minatori, ritenuti tra quelli inviati alla volontaria i più pericolosi. Gli inquirenti stanno quindi cercando di identificare gli autori di 30-40 messaggi, inviati soprattutto da profili fake sui social come commenti ad altri post, anche su Instagram, nei quali la 24enne viene minacciata pure di morte per la sua decisione di convertirsi all’Islam.

Nei giorni scorsi inoltre la stessa Silvia Romano, che ha invitato tutte le persone che le hanno mostrato e le continuano a mostrare vicinanza a tenersi lontane dalla spirale di odio e ad evitare anche di scagliarsi contro gli odiatori, sentita da pm e carabinieri ha indicato alcuni messaggi minatori e di insulti, inviando agli investigatori anche gli screenshot. Gli inquirenti poi, fatta una prima scrematura degli scritti ritenuti più inquietanti e pericolosi, dietro ai quali ci potrebbe essere un concreto pericolo per la vita della ragazza, sono arrivati ai 30-40 messaggi al centro delle indagini.

Il sospetto è che dietro diversi profili fake o anonimi sui social vi siano persone legate a gruppi di estrema destra. Si indaga, infine, sui cocci di bottiglia ritrovati sul davanzale della finestra appena sotto a quella della casa dove la cooperante vive con la madre, che hanno fatto ipotizzare il lancio volontario di una bottiglia contro la palazzina come gesto di sfregio. Accertamenti sono però in corso anche sulla onlus Africa Milele, con cui operava la 24enne. La Procura di Roma sta infatti indagando sul sequestro della giovane e diversi sono i dubbi sulla protezione che le era stata garantita dalla onlus in Kenya.

LA MACCHIA. Nel dibattito particolarmente acceso che si è sviluppato tra le varie forze politiche dopo la liberazione di Silvia Romano resta intanto la macchia di quando il deputato della Lega, Alessandro Pagano, ha definito la cooperante milanese una “neo-terrorista”, subito ripreso dalla vicepresidente della Camera, Mara Carfagna, che ha definito “inaccettabili” le parole pronunciate dal parlamentare del Carroccio. Pagano, mentre stava illustrando un ordine del giorno relativo al decreto Coronavirus, ha infatti criticato il governo perché al funerale di un poliziotto morto di Coronavirus non era presente mentre “quando è tornata una neo-terrorista, perché questo è El Shabaab, sono andati ad accoglierla”.

Un intervento fortemente criticato anche dal presidente Roberto Fico: “Le parole d’odio rivolte a Silvia Romano nell’Aula della Camera sono violente e inaccettabili. Montecitorio è il luogo del dibattito e del confronto, anche acceso, non la sede per formulare insulti a una giovane che viene da diciotto mesi di inferno”. Posizioni contro cui si sono espressi anche uomini di destra come Francesco Storace e Guido Crosetto: “Se diciamo, convinti, che vanno aiutati a casa loro, che senso ha insultare una ragazza che è andata ad aiutarli a casa loro?”.