Provocazione da parte della Ong Mediterranea. L’Italia non doveva intervenire. Parla Bulgherini, esperta di diritto della navigazione: “Condotte contrarie alle convenzioni internazionali”

Intervista ad Elda Turco Bulgherini, ordinario di diritto della navigazione all'Università Roma Tre

“Il comandante di questa nave sapeva benissimo a cosa andava incontro, non può non sapere qual è la normativa internazionale, è un braccio di ferro che ha voluto fare, una sorta di provocazione”. Secondo la professoressa Elda Turco Bulgherini, ordinario di diritto della navigazione all’Università Roma Tre, la nave Mar Jonio ha violato il diritto internazionale.

Come valuta il salvataggio fatto dall’imbarcazione della ong Mediterranea nelle acque sar libiche?
“Quando un paese si dota di una zona sar, assume la gestione delle operazioni di salvataggio che consistono nell’individuare le imbarcazioni nelle vicinanze (della nave in difficoltà n.d.r.) che possono portare soccorso e in questo caso il responsabile della zona sar, che sarebbe dovuta essere la Libia, avrebbe dovuto indicare il porto di sbarco sicuro. Invece mi pare di capire che questa nave (la Mar Jonio n.d.r) ha deciso di non seguire le indicazioni della Libia e ha deciso di andare verso l’Italia. Questa è una cosa assolutamente non corretta dal punto di vista della normativa internazionale, perché la zona sar libica è stata riconosciuta dalla comunità internazionale, al punto che l’International Maritime Organization ha inserito i confini della zona sar libica nel proprio database, il Global integrated shipping information system e l’Italia ha sottoscritto un memorandum d’intesa proprio per assistere la Libia nell’organizzazione di queste attività di zona sar La nave italiana ha disatteso questa normativa internazionale che prevede che l’autorità responsabile della zona sar è quella che inizia e chiude l’attività di soccorso, che non è solo salvare le persone ma anche indicare il porto sicuro di sbarco. La nave italiana questo non lo ha fatto e se ne è andata per conto proprio decidendo lei qual sarebbe stato il porto di sbarco”.

Cosa pensa del fatto che il governo italiano non abbia indicato per molte ore il porto di sbarco alla nave della ong?
“L’Italia non è competente, quindi non tocca a lei indicare il porto di sbarco. L’Italia può mandargli vettovagliamenti e medici, ma non è l’autorità responsabile per indicare il porto”.

L’Italia avrebbe dovuto rimandare indietro la nave?
“Il comandante di questa nave sapeva benissimo a cosa andava incontro, non può non sapere qual è la normativa internazionale, è un braccio di ferro che ha voluto fare, una sorta di provocazione”.

E’ stata legittima la scelta del governo italiano di non indicare alla nave della ong il porto di sbarco per molte ore?
“E’ corretto. L’Italia non era zona sar sua, non ha ccordinato il salvataggio ma perché deve far sbarcare, in base a quale criterio?”.

E’ un errore farli sbarcare?
“Quella è una valutazione politica che se si limitasse all’osservanza della normativa avrebbe potuto tranquillamente dire non sbarcate perché non ci riguarda, perché è un operazione che non ha coinvolto la nostra autorità. Che poi, per altre ragioni che posso essere di natura politica si ritiene che invece li si fa sbarcare, sono valutazioni di altro genere”.

Matteo Salvini ha detto che vanno arrestati, mentre Luigi Di Maio sostiene che la nave vada sequestrata, sono ipotesi che corrispondono al dettato normativo?
“I migranti che non hanno diritto alla protezione internazionale vanno espulsi. Invece, per quanto riguarda l’equipaggio bisogna verificare se ci sono violazioni alle norme di sicurezza in spregio al codice della navigazione e in violazione di almeno 10 convenzioni internazionali che parlano di sicurezza della navigazione. Se queste infrazioni della normativa sussistono la nave viene fermata, fino a quando non sono ripristinate le condizioni di sicurezza”.