Tavecchio è già mezzo trombato

Di Fabio Monti per Il Corriere della Sera

Non si placa la bufera intorno a Carlo Tavecchio che domani a Palazzo H incontrerà il presidente del Coni, Giovanni Malagò, pronto a ricevere (separatamente) anche l’altro candidato alla Figc, Demetrio Albertini. Le parole pronunciate venerdì su extracomunitari e banane non si dimenticano e Tavecchio dovrà giocare comunque in difesa di fronte al n. 1 dello sport italiano, che vorrà capire bene progetti, intenzioni e atteggiamenti dei due candidati.

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che ha incontrato Malagò ieri durante la festa per i medagliati azzurri del Mondiale di scherma, ha detto: «Sul calcio mi sento rappresentato da ciò che dirà Malagò». Nessuna ingerenza, ma una naturale attenzione su una questione delicatissima. Malagò non ha il potere per far ritirare un candidato (o entrambi), perché la vigilanza sulle federazioni è di altro genere. Ma può sottolineare quali siano i problemi di gestione di chi deve guidare una federazione, chiamata a ripartire dalla ristrutturazione di tutto il movimento e costretto a muoversi in un clima di assoluta ostilità.

Gli scenari possibili sono diversi: ci potrebbe essere un passo indietro di entrambi i candidati, con il via libera al commissariamento, mentre se si ritira uno dei due candidati, l’altro può essere eletto solo se raggiunge il 50% più uno dei voti (278 i delegati).

In attesa di decifrare il futuro, le parole di Tavecchio hanno fatto sì che si muovesse anche l’Uefa (il presidente della Lega Dilettanti è membro della Commissione calcio giovanile e amatoriale): «L’Uefa adotta una chiara politica di tolleranza zero riguardo al razzismo ed alla discriminazione.

Nell’ambito delle nuove regole disciplinari entrate in vigore il 1° giugno 2013, la lotta al razzismo è stata rinforzata, con sanzioni disciplinari più severe per eliminare tale comportamento. Varie società sono state punite nelle coppe europee per atteggiamenti razzisti dei propri sostenitori. Oltre alle multe, alcuni settori di stadi sono stati chiusi. Tutte le federazioni nazionali hanno firmato la risoluzione “Calcio europeo unito contro il razzismo”, nella quale ogni federazione si impegna a raddoppiare gli sforzi per sradicare il razzismo dal calcio».

La Roma, da sempre contraria a Tavecchio (lo aveva già detto nell’assemblea di giovedì, un giorno prima che scoppiasse il caso), ha ribadito la propria posizione, ma con parole molto dure, pronunciate dal presidente James Pallotta: «La nostra posizione è stata chiara fin dall’inizio. Riteniamo queste dichiarazioni imbarazzanti e umilianti per l’Italia. Tavecchio non rappresenta l’Italia e nemmeno la Roma, e non capisco come alcuni club lo sostengano. Lui non è il nostro presidente di federazione».

Si è sfilato anche il Sassuolo, con una nota, ispirata dall’azionista di maggioranza, Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria: «Il gruppo Mapei, proprietario del Sassuolo, fedele ai valori che ne hanno da sempre contraddistinto la presenza nel mondo dello sport, ritiene non più sostenibile la candidatura di Carlo Tavecchio».

Lotito continua a sostenere «una candidatura largamente condivisa», ma crescono i dubbi anche in B: l’unico club che per ora si è espresso è il Brescia, che ha ritirato il proprio appoggio, in dissenso rispetto al presidente della Lega, Abodi: «La sua uscita è da cartellino arancione. Lui non è abituato a questa pressione, ma ha gestito la Lega Dilettanti da professionista. Diamogli la chance di armonizzare lo sviluppo di cui abbiamo bisogno. Per la prima volta nella storia le quattro Leghe stanno dialogando e con il 68% della Figc con lui possono dare il giusto contributo in soluzioni e non solo in numeri. Siamo convinti di poter fare in due mesi quello che non abbiamo fatto in dieci anni». Domanda: non potevano farlo quando il presidente era Abete e continuavano a litigare?

Siccome una gaffe tira l’altra, ieri è stata rilanciata un’intervista fatta da Tavecchio a Report sul calcio femminile «Finora si riteneva che la donna fosse un soggetto handicappato rispetto al maschio sotto l’aspetto della resistenza, del tempo, dell’espressione atletica. Invece abbiamo riscontrato che sono molto simili». Siccome ha fatto molto per lo sviluppo del calcio femminile (affidando tra l’altro la panchina a Cabrini), è evidente che esiste da parte di Tavecchio una difficoltà a comunicare in termini corretti il suo pensiero e a far valere anche i progetti buoni che ha sviluppato nel tempo. E chi deve fare il presidente non può permettersi di commettere simili errori.

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