L’ultimo schiaffo all’Unità. Il direttore diventa Belpietro. I giornalisti insorgono per la scelta dell’editore. Una mossa che sembra un messaggio a Renzi

Da Antonio Gramsci a Maurizio Belpietro. Dal filosofo internazionalista al cantore del verbo sovranista. Oggi L’Unità torna in edicola. Solo per un giorno e solo per evitare la decadenza della testata. E l’editore, il costruttore milanese Massimo Pessina, ha deciso di far firmare il giornale a Belpietro. In un Paese che conta oltre centomila giornalisti la scelta è caduta proprio su chi è da sempre agli antipodi rispetto alle posizioni del quotidiano fondato da Gramsci. All’apparenza qualcosa di più della semplice mancanza di rispetto verso una redazione che, tra tagli e chiusure, sta soffrendo ormai da anni.

LO CHOC. Oggi Belpietro si trova ad essere direttore del sovranista La Verità, del settimanale Panorama e pure de L’Unità. Ha accettato la proposta di Pessina e ha detto di averlo fatto per contribuire al salvataggio di una testata, anche se di quel quotidiano ha sempre condiviso ben poco. “Di certo non ho nessuna intenzione di fare il direttore dell’Unità”, ha assicurato. Un’operazione che è stata avvertita come l’ennesimo schiaffo dai giornalisti. Tanto che il comitato di redazione ha subito preso una posizione dura, definendo l’accaduto “l’ultimo affronto alla storia del quotidiano”, “un insulto alla tradizione politica” del giornale e “della sinistra italiana prima ancora che una violazione delle norme contrattuali”.

Il cdr assicura: “È evidente che da ora in poi e su queste basi non c’è alcuna possibilità di trattare oltre e che i giornalisti de l’Unità tuteleranno la propria professionalità e la propria storia in tutte le sedi possibili”. Appello quindi ai vertici dei partiti della sinistra, al mondo della cultura, ai sindacati e “a tutti coloro che hanno a cuore il futuro dell’informazione libera e democratica” per una mobilitazione al fianco della redazione.

IL MISTERO. Belpietro ha anche precisato che sarà direttore solo per un giorno. Il cdr ieri sera ha però ricevuto una PEC dall’amministratore delegato, con cui da ieri proprio Belpietro viene indicato come direttore editoriale del quotidiano. Senza contare che il numero speciale era stato già preparato e firmato, con tanto di editoriale, dal precedente direttore Luca Falcone. “La vicenda di Belpietro non è un fatto episodico. Faccio fatica a capire una scelta del genere. Certo Belpietro è anche un manager, ma con l’Unità non c’entra nulla”, dichiara Umberto De Giovannangeli, una delle principali firme del quotidiano e componente del comitato di redazione.

IL CALVARIO. Dopo aver subito tre chiusure nell’arco di 17 anni, il futuro de L’Unità resta particolarmente incerto. Pessina non è stato la soluzione e il Pd di Matteo Renzi neppure. La scelta di far firmare il numero straordinario a Maurizio Belpietro, il direttore che è stato tra i più critici verso Renzi e attualmente tra i più vicini a Matteo Salvini, va oltre tutto questo. Una mossa che sembra quasi un messaggio diretto proprio a Renzi. Surreale e tutta da chiarire.