Melina del Centrodestra. Che non molla Forza Nuova. Da sinistra 4 mozioni per sciogliere il partito di Fiore. Ma per la Meloni la competenza è del Viminale

Disordini in piazza, tensioni in Parlamento e una valanga di mozioni in arrivo su una questione che in realtà semplicissima: lo scioglimento di Forza Nuova.

Melina del Centrodestra. Che non molla Forza Nuova. Da sinistra 4 mozioni per sciogliere il partito di Fiore. Ma per la Meloni la competenza è del Viminale

Disordini in piazza, tensioni in Parlamento e una valanga di mozioni in arrivo su una questione che in realtà sarebbe semplicissima: lo scioglimento di Forza Nuova, i cui esponenti anche sabato scorso hanno dimostrato esplicitamente, con l’assalto alla sede della Cgil a Roma (leggi l’articolo), di richiamarsi allo squadrismo di matrice fascista.

Ed è proprio su queste basi – hanno riferito ieri riferito i capigruppo, – che l’Aula del Senato discuterà mercoledì prossimo, 20 ottobre, ben quattro mozioni presentate da Pd, M5s, Leu e Italia viva (leggi l’articolo) per chiedere al governo lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste in base alla legge Scelba. Idem alla Camera, dove lo stesso giorno si svolgerà la discussione della mozione Pd, a prima firma della capogruppo Debora Serracchiani, in merito allo scioglimento “di Forza nuova e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione neofascista artefici di condotte punibili ai sensi delle leggi attuative della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana”.

LA CONTROMOSSA DELLA DESTRA. Mentre il governo sta valutando lo scioglimento di Forza Nuova per decreto, il centrodestra non voterà le mozioni presentate dal centrosinistra, contrariamente a quanto aveva affermato ieri mattina in un’intervista radiofonica dal vice presidente della Camera ed esponente di FdI Fabio Rampelli – salvo poi aggiustare il tiro – e anzi rilancia proponendo un’altra mozione “contro tutte le realtà eversive”, non sullo scioglimento del partito di Roberto Fiore ma sulla violenza politica in generale.

Del resto, per il sottosegretario alla Difesa e deputato di FI Giorgio Mulè i No Tav “sono assolutamente la stessa cosa rispetto a Forza Nuova”, anzi, come ha spiegato a Un Giorno da Pecora su Rai Radio 1, “I No Tav cercavano di far del male deliberatamente ai poliziotti: la fisicità dell’attacco alla Cgil non è diversa da quella di un attacco al cantiere, che è un presidio dello Stato”. Giorgia Meloni ragiona in punta di dritto: “La legge italiana dice che la competenza sullo scioglimento di organizzazioni eversive o contrarie all’ordinamento è del ministero dell’Interno con o senza la magistratura”. E ancora: “Se ci sono gli strumenti per scioglierla, che la sciolgano” ma “Il precedente di votare a maggioranza nel Parlamento lo scioglimento di organizzazioni che stanno fuori dal Parlamento è un precedente che non mi sento di avvallare: deve esserci un metodo giudiziario”.

Dunque, pur ammettendo che “L’attacco a Roma era di Forza Nuova quindi di matrice fascista”, la leader di FdI sottolinea che quella di Milano sia stata invece di matrice anti-fascista, con quaranta anarchici denunciati, e dunque “La violenza va condannata sempre, non solo quando sta da una parte”. Salvo poi, in serata, sbottare: “Adesso mi sono stufata di questa cosa di Forza Nuova, le mozioni per scioglierla, la può sciogliere il governo se vuole”.

Anche perché il rimpallo da sinistra a destra e viceversa era andato avanti tutta giornata: “La verità è che hanno paura di dover votare una mozione contro ogni violenza, o peggio contro ogni totalitarismo”, aveva rilanciato Ignazio La Russa, con la conseguente risposta del vicepresidente dei senatori dem Franco Mirabelli, “è inutile che FdI cerchi di alzare polveroni dicendo che non vogliamo discutere mozioni, per altro presunte, contro le violenze o contro i totalitarismi. Ci sono quattro mozioni depositate che chiedono lo scioglimento di Forza nuova: siamo curiosi di sapere come voterà FdI. Il resto sono chiacchiere strumentali”.

Lo scontro fra i partiti va avanti anche sulla ministra Luciana Lamorgese, indicata come la responsabile di una linea “morbida” tenuta dal Viminale in occasione della manifestazione dei No Green Pass di sabato (leggi l’articolo). “Qualcuno non ha fatto il suo mestiere… O il ministro dell’Interno non sapeva che Castellino era pericoloso, e questo sarebbe un problema, o ha lasciato che fosse lì nonostante il Daspo urbano – sbotta il leader del Carroccio Matteo Salvini – Noi, invece di parlare dei problemi dell’Italia, siamo qui a parlare del fascismo”.

A difendere la ministra sono i due sottosegretari all’Interno, Ivan Scalfarotto di Iv, e Carlo Sibilia del M5s. “Le nostre forze dell’ordine hanno contrastato l’assalto di sabato e non hanno bisogno di difese d’ufficio, così come il ministro Lamorgese viene attaccato in maniera pretestuosa: vale la pena di ricordare intanto che il ministro non è il Questore di Roma e poi che la delega alla pubblica sicurezza, al Viminale, è in capo alla Lega di Salvini”, ha dichiarato Sibilia riferendosi al sottosegretario leghista Nicola Molteni.