Ospedali travolti da Omicron. Sui vaccini è imbuto terze dosi. L’occupazione nelle terapie intensive sale al 18%. Si va verso lo stop degli interventi chirurgici ordinari

L'occupazione nelle terapie intensive sale al 18%. Si va verso lo stop degli interventi chirurgici ordinari.

Ospedali travolti da Omicron. Sui vaccini è imbuto terze dosi. L’occupazione nelle terapie intensive sale al 18%. Si va verso lo stop degli interventi chirurgici ordinari

La nuova ondata con variante Omicron non arresta la sua corsa. Anzi sta mettendo in seria difficoltà gli ospedali. Gli oncologi hanno già lanciato l’allarme e chiesto il potenziamento reale della medicina territoriale, delle cure precoci domiciliari anti-Covid e utilizzo di medici pensionati e medici militari negli Hub vaccinali per far sì che i medici degli ospedali non siano sottratti ad attività fondamentali come la diagnostica. Inoltre Giuseppe Curigliano, direttore della Divisione Nuovi Farmaci all’Ieo, l’Istituto Europeo di Oncologia, ha ricordato che nel corso della prima ondata si sono sacrificati almeno un milione e 400 mila esami di screening (necessari per la prevenzione dei tumori).

MEDICI IN AFFANNO. Nel 2021 c’è stato un recupero del 60 per cento, che ora rischia però di andare di nuovo perso proprio a causa delle difficili condizioni di lavoro cui è soggetto il personale in ambito oncologico. Ma non sono i soli: anche la Società italiana di chirurgia (Sic) ha lanciato l’allarme per la “drammatica” riduzione degli interventi ordinari negli ospedali, che nelle diverse Regioni sono diminuiti dal 50 all’80 per cento.

“Le Aziende sanitarie sono costrette a destinare ampi spazi di ricovero ai pazienti Covid e le terapie intensive sono in gran parte occupate da pazienti principalmente no vax – spiega la Sic – si assiste all’aggravamento delle patologie tumorali che spesso arrivano tardi in ospedale ormai inoperabili”. Aumentano i ricoveri come mai era accaduto negli ultimi due mesi. E anche per questo motivo sono necessari “provvedimenti che limitino la circolazione del virus e che incentivino ulteriormente le vaccinazioni e le somministrazioni di terze dosi”.

REPORT IMPIETOSO. È quanto si legge nel monitoraggio degli ospedali sentinella effettuato dalla Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso). Nella fattispecie, in una settimana all’interno delle strutture esaminate i ricoveri Covid sono cresciuti del 32 per cento. “È la più veloce accelerazione registrata in due mesi”, ha sottolineato la Fiaso nel suo ultimo report, che comprende 20 strutture sanitarie e ospedaliere e 4 ospedali pediatrici distribuiti su tutto il territorio italiano.

Il report inoltre ha evidenziato “un aumento dei ricoveri, pari al 32 per cento, con una decisa accelerazione rispetto alla scorsa settimana quando l’incremento era stato del 26 per cento”. Un dato “in linea con l’aumento dell’incidenza registrato nelle ultime settimane e che al momento appare inarrestabile. E non migliora la situazione neanche nelle terapie intensive, dove, secondo l’ultimo monitoraggio dell’Agenas, il tasso nazionale di occupazione dei posti letto Covid si attesta al 18% (leggi l’articolo).

IL FRONTE APERTO. Come se non bastasse sul fronte delle vaccinazioni abbiamo un altro problema non da poco. Dal primo febbraio, infatti, entrerà in vigore la durata ridotta da nove a sei mesi del Green Pass. La campagna vaccinale quindi entra in un imbuto, tra spazi da trovare per gli over 50 finora restii alla vaccinazione, ancora oltre 3 milioni di vaccinazioni pediatriche da fare e l’allargamento della platea eleggibile per il booster con l’anticipo a quattro mesi per tutti gli over 12 deciso nelle scorse settimane. Facendo due conti al 10 settembre, secondo i dati della struttura commissariale (qui il report), erano state vaccinate con due dosi 39.491.954 di persone. Da allora sono trascorsi quattro mesi e in quella fetta di popolazione hanno ricevuto la terza dose in 23.174.878.

All’appello mancano quindi 16.317.076 di cittadini. Con il ritmo di cui ha parlato Figliuolo (450mila dosi al giorno) si riuscirebbe a vaccinare tutti non prima della metà febbraio, senza considerare le nuove centinaia di migliaia di persone che si aggiungeranno nelle settimane a venire. Nei prossimi giorni, dunque, si arriverà al picco di richiami da fare e gli hub dovranno gestire anche i 2,1 milioni di over 50 che il governo spera di convincere con l’introduzione dell’obbligo e i tre milioni di bambini tra i 5 e gli 11 anni che possono essere vaccinati.

Insomma una grana non da poco. Proprio per questo il commissario straordinario all’emergenza covid, il generalissimo Francesco Paolo Figliuolo, ha inviato una circolare alle Regioni chiedendo “prioritariamente aperture di prenotazioni straordinarie in numero adeguato, dedicate ad over 50 e altre categorie destinatarie di obbligo vaccinale, unitamente ad un maggior coinvolgimento dei medici di medicina generale”. Tuttavia è lo stesso commissario ad ammettere che ci sono dei “limiti fisici” a valicare le 600mila somministrazioni al giorno: “Siamo riusciti il 28 dicembre ad arrivare a 660mila, più di quello è un po’ difficile”, ma in realtà ma per vaccinare tutti entro la fine del mese ne servirebbero 750mila.