Petrolio russo in Italia: quanto ne importiamo e come potremmo farne a meno?

Petrolio russo in Italia: quanto ne arriva e quanto il nostro Paese è dipendente. Senza si potrà fare a meno. Ecco i possibili scenari.

Petrolio russo in Italia: quanto ne importiamo e come potremmo farne a meno?

Petrolio russo in Italia: quanto ne importiamo e come potremmo farne a meno.  Con la guerra in corso in Ucraina, bisogna rendersi autonomi dal punto di vista energetico dalla Russia ma è importante sapere quanto l’Italia è dipendente con l’importazione del petrolio e come fare se non dovesse più arrivare.

Petrolio russo in Italia: quanto ne importiamo

La Russia è il terzo produttore mondiale di petrolio. L’Italia è in parte dipendente per l’importazione del petrolio dalla Russia. Secondo i dati di novembre dell’IEA per il nostro Paese a fronte di un milione e mezzo di barili/giorno di petrolio importati, la quota russa era del 13%.

Nel 2021, l’Italia ha consumato 71,34 miliardi di metri cubi di gas, di cui il 37,8 per cento in arrivo dalla Russia attraverso i gasdotti che hanno la loro porta di ingresso al passo del Tarvisio. Il secondo fornitore è l’Algeria, con una quota del 28,4% attraverso il gadotto sottomarino che approda in Sicilia a Mazzara del Vallo.

Come potremmo farne a meno

Le sanzioni energetiche possano colpire consumatori e settori produttivi soprattutto in Europa, dove già forniture e stoccaggi di combustibili sono ai minimi. Nel breve periodo, l’Italia non farà a meno del petrolio ma utilizzerà le riserve a disposizione e magari concentrando le importazioni da altri paesi e poi prevedere nel lungo periodo proposte alternative per poter sopravvivere senza grosse scorte di petrolio.

Oggi “Le importazioni di energia russa sono essenziali per l’Europa”, ha detto il cancelliere Olaf Scholz.  Intanto verrà presentato l’Energy Compact, il piano con cui la Commissione Ue progetta di dare una boccata d’ossigeno a cittadini e imprese. Quattro le linee direttrici su cui si muove: un tetto ai prezzi del gas, spinta alle rinnovabili, quote minime per gli stock nazionali per il gas, e più flessibilità sugli aiuti di Stato.

La Commissione Europea dovrebbe presentare l’8 marzo il suo Energy compact: un insieme di iniziative per affrontare la crisi energetica di questi giorni, destinata ad avere effetti pesanti sui prezzi. Nel provvedimento è previsto l’aumento degli investimenti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, ma anche una serie di incentivi per finanziare piani di efficientamento energetico degli edifici. Inoltre, verranno fissati requisiti specifici di riserve di gas da accumulare ogni anno entro il 30 settembre. Ci saranno nuovi interlocutori come Stati Uniti, Qatar e Algeria.