Le Lettere

Le Regioni peggio delle alluvioni

Il Presidente del Consiglio una cosa giusta l’ha fatta: è andata a visitare la Romagna colpita dall’alluvione.
Maria Ponzelli
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Gentile lettrice, è vero, la prima ministra ne ha fatta una buona. Diciamo che si è trattato di un obbligo istituzionale. Ma le dirò di più: l’ho vista molto a suo agio, sorridente, quasi soddisfatta. E ne aveva ben donde: per una volta c’è un disastro in Italia che non è addebitabile al suo governo. Non era così sorridente a fine febbraio, quando tenne il consiglio dei ministri a Cutro, teatro del naufragio di oltre cento disperati. Ci furono polemiche asperrime e la Meloni appariva disturbata dal dover rendere omaggio agli “invasori”, lei che sul contrasto ai migranti ha costruito una carriera politica: era sua la proposta di bloccare i barconi a cannonate (“Che fai, li anneghi tutti?” le fu chiesto in un talk show. “Sì, esattamente” rispose). Insomma niente a che vedere con la Meloni di governo in camicia verde che abbraccia alluvionati. Quanto alle cause del disastro, si sentono tante opinioni: consumo del territorio, troppe costruzioni, mutazioni climatiche. Il mio modesto parere è che la cura del territorio è compito in primis delle Regioni, ma queste sono carrozzoni costosi e nefasti, causa prima della corruzione, e andrebbero abolite con l’unica modifica costituzionale sensata. Ma anche i governi non hanno scherzato. Per dirne una: con frane periodiche, ponti che crollano e acquedotti colabrodo, quel genio di Draghi inserì nel Pnrr la costruzione di due stadi di calcio. Proposta bocciata dall’Ue, ma che fosse un’idiozia o un favore a qualcuno l’avrebbe capito anche un bambino.

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