Nonostante le indagini della procura di Milano, o forse, proprio a causa delle indagini, i capi della curva Sud del Milan – decimata dagli arresti – continuano a vivere giorni violenti e convulsi. Ieri la Dda di Milano, con i pm Paolo Storari e Sara Ombra, già titolari della maxi inchiesta con più filoni sulle curve di San Siro, ha aperto un fascicolo con le ipotesi di tentato omicidio e detenzione illegale di armi sull’agguato a colpi di pistola, avvenuto giovedì in via Imbriani ai danni di Luca Guerrini, ultrà milanista molto vicino a Luca Lucci, già capo della Sud, in carcere dal 30 settembre scorso, dopo il maxi blitz di Polizia e Gdf sui leader delle curve del Meazza e sui loro sodali.
Un agguato in stile mafioso in pieno pomeriggio
Come emerso dalle prime indagini della Squadra mobile, due persone su uno scooter hanno esploso tre colpi contro l’auto di Guerrini, 27 anni, titolare di un negozio di tatuaggi e barberia di una catena gestita dallo stesso Lucci. Guerrini è riuscito a scappare dall’auto senza rimanere ferito.
Secondo le ricostruzioni a sparare sarebbe stato il passeggero dello scooter, il quale ha esploso due colpi che si sono conficcati nell’auto di Guerrini, senza colpirlo, mentre al terzo sparo l’arma, una scacciacani modificata calibro 9, si è inceppata. In uno zaino, all’interno del bagaglio della macchina del 27enne, gli investigatori hanno trovato una grande bandiera e uno striscione della curva milanista.
Il curriculum di Guerrini
Guerrini, con piccoli precedenti per furti, era stato sottoposto a Daspo, fino a qualche mese fa, dopo le indagini su uno striscione intimidatorio che venne affisso sotto casa del giocatore dell’Inter Federico Dimarco, il quale, dopo il derby di Champions del 2023, aveva cantato in campo alla fine un coro di sfottò contro i milanisti.
Guerrini ieri è stato ascoltato dagli investigatori, che stanno analizzando le telecamere della zona e anche una dashcam collocata sulla sua Audi. L’uomo, davanti agli investigatori, avrebbe spiegato di non aver alcuna idea della ragione per la quale gli abbiano sparato, lasciando intendere, senza dichiararlo esplicitamente a verbale, che potrebbe essersi trattato di uno scambio di persona. Una versione che però non convince gli investigatori, per i quali si tratterebbe di un’azione tutt’altro che improvvisata e con un obiettivo ben preciso.
La dinamica dell’agguato ricorda, infatti, il tentato omicidio dell’ultrà milanista Enzo Anghinelli, avvenuto sempre a Milano nel 2029 per cause legate al traffico di droga e al controllo della Curva. Anghinelli riuscì a salvarsi malgrado fosse stato colpito alla testa. Le indagini, sul nuovo episodio legato al mondo delle curve, si incentrano ancora sui business e su altri affari e sulle dinamiche di riorganizzazione degli ultras dopo l’arresto di Lucci.
Lucci intanto deponeva nell’aula bunker
Ieri, intanto, nell’aula bunker di piazza Filangieri, nel processo abbreviato con più tranche sul caso curve, è stato ascoltato in aula, a porte chiuse, proprio Luca Lucci, che ha già risposto alle domande dei difensori in due precedenti udienze. Lucci è accusato, tra le altre cose, anche del tentato omicidio di Anghinelli, come presunto mandante.
E a palazzo di Giustizia veniva sentito l’ex leader della Nord interista, Russo
Mentre al Palazzo di Giustizia di Milano, per un altro filone della stessa maxi-inchiesta, è stato interrogato Mauro Russo, ex esponente della Nord interista, ex socio in affari di Paolo Maldini e Bobo Vieri (estranei all’inchiesta) e soprattutto presunto intermediario nell’estorsione sul business dei parcheggi attorno allo stadio di San Siro all’imprenditore Gherardo Zaccagni.
Russo si trova ai domiciliari dopo essere stato arrestato con altre sei persone nei giorni scorsi. In questo filone le accuse contestate a vario titolo dalla Dda sono di estorsione, usura ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Contestata per alcuni reati anche l’aggravante della finalità mafiosa di aver agevolato la cosca dei Bellocco.