Con la guerra “un altro shock”: l’economia italiana a rischio

Dopo i dazi, arriva la guerra tra Israele e Iran ad aumentare i rischi per la tenuta dell'economia italiana: l'allarme di Confindustria.

Con la guerra “un altro shock”: l’economia italiana a rischio

Non bastavano i dazi. Ora c’è anche un’altra guerra, quella iniziata da Israele contro l’Iran, a pesare sul futuro delle economie europee e di quella italiana. Perché anche se il conflitto è relativamente lontano da un punto di vista geografico, le sue conseguenze sono invece dirette, anche per noi. E, in particolare, sono i rincari energetici a peggiorare le attese e a mettere a rischio il timido tentativo di ripresa della produzione industriale dopo due anni di declino inarrestabile.

Il Centro studi di Confindustria, nella congiuntura flash di giugno, sottolinea come la guerra comporti dei rincari per il settore dell’energia, “peggiorando le attese”. Insomma, è previsto “un altro shock” per l’economia, nel quadro di uno scenario “complesso” e che ora viene “aggravato dall’aumento del prezzo del petrolio a causa del conflitto Israele-Iran”. L’incertezza derivante dal conflitto si aggiunge ai dazi che già stanno “deteriorando la fiducia”, un “brutto segnale per i consumi e gli investimenti”. In questo contesto, l’unica nota positiva è che la Bce ha proseguito con il taglio dei tassi.

Dopo i dazi, anche la guerra: i rischi per l’economia italiana

Partiamo dal costo dell’energia. Il prezzo del petrolio, dopo il calo degli scorsi mesi, è “bruscamente risalito sulla scia della guerra Israele-Iran”, fino ai 77 dollari al barile contro il 63 di media di maggio. E un discorso simile vale per il gas, ora intorno ai 40 euro al megawattora, rispetto al minimo di 34 euro di maggio. Come sottolinea Confindustria, “in frenata” sono, secondo le attese, anche gli investimenti. Dopo un primo trimestre sorprendente (+1,6%), le previsioni per il secondo sono “deboli: a maggio aumenta poco la fiducia delle imprese, su valori bassi”. Gli ordini di beni strumentali sono negativi e le attese di nuovi ordini calano per il secondo mese. Inoltre sui consumi incombe una “fiducia ancora in calo”, come successo a maggio per il terzo mese consecutivo.

Dati che lasciano “presagire la frenata della propensione al consumo”. Le vendite al dettaglio crescono poco (+0,5% ad aprile) e scendono le immatricolazioni di auto. Meglio va per i servizi, che ripartono dopo il dato negativo del primo trimestre. Per l’industria, nonostante il lieve aumento di aprile, i livelli restano “depressi, dopo il calo nel 2023 e 2024”. Per quanto l’indagine di Confindustria mostri “meno pessimismo a maggio”, i rischi dei dazi vengono considerati “alti per il settore e a maggio altri indicatori restano sfavorevoli”. E intanto “frena bruscamente l’export”. A questo quadro si aggiunge quello tratteggiato dalla Bce, secondo cui è atteso un rallentamento nell’Eurozona nel secondo trimestre del 2025.