L'Editoriale

La differenza tra governare e comandare

Governare non è comandare, la democrazia ha freni e contrappesi. E se uno di questi contrappesi è il potere giudiziario, allora funziona.

La differenza tra governare e comandare

Non serviva aspettare la Cassazione per sapere che il decreto Sicurezza era un pasticcio autoritario. Lo avevano detto le opposizioni, lo avevano scritto i giornalisti, lo gridavano da mesi giuristi, avvocati e organizzazioni della società civile. Ma ora che a mettere nero su bianco le critiche è la Corte Suprema, sebbene in un testo non vincolante, si conferma quello che tutti sapevano e che il governo ha scelto scientemente di ignorare.

Il giudizio della Cassazione non è una “opinione”, ma una relazione dettagliata, tecnica, che smonta pezzo per pezzo il decreto bandiera della maggioranza: nessuna urgenza reale, uso strumentale della decretazione d’urgenza, e soprattutto norme che rischiano di comprimere libertà fondamentali come il diritto al dissenso e alla manifestazione. La Corte arriva a contestare persino il metodo, rivelando come il governo abbia sottratto al Parlamento il tempo e il ruolo per fare il suo mestiere: legiferare.

La reazione di Meloni e dei suoi? Frignare. Gridare al complotto togato. Sventolare il solito vittimismo contro “le toghe rosse”, come se contestare una legge liberticida fosse un abuso e non un dovere istituzionale. È il solito riflesso di chi confonde il potere con il possesso. Di chi pensa che vincere le elezioni significhi avere mano libera su tutto, diritti inclusi.

Ma governare non è comandare. La democrazia ha dei freni e dei contrappesi. E se uno di questi contrappesi è il potere giudiziario, allora funziona. Il punto non è se la Corte costituzionale cancellerà tutto (potrebbe accadere). Il punto è che il governo ha scelto di ignorare ogni allarme, ogni audizione, ogni voce dissonante. L’opposizione era “inutile”, la stampa era “ostile”, gli esperti erano “politicizzati”. Ora anche la Cassazione è diventata un covo di nemici?

L’unica urgenza che c’era era quella di Salvini di farsi bello al congresso. E Meloni gliel’ha consegnata in una busta chiusa, firmata decreto. La giustizia, le garanzie, le libertà: sacrificabili. Ma a furia di governare contro la democrazia, prima o poi sarà la democrazia a fare opposizione al governo.