Donald Trump torna al centro delle polemiche per una presunta lettera del 2003 indirizzata a Jeffrey Epstein e definita “oscena” dal Wall Street Journal, che l’ha pubblicata nelle scorse ore. Il presidente degli Stati Uniti ha immediatamente smentito la paternità del testo, bollando l’intero episodio come un attacco politico orchestrato contro di lui e minacciando una causa legale contro la testata.
Secondo quanto riportato dal giornale, la lettera – firmata “Donald” – sarebbe una delle “dodici” missive raccolte da Ghislaine Maxwell, all’epoca compagna di Epstein, per il 50° compleanno del finanziere. Le lettere, insieme a poesie, fotografie e messaggi da parte di amici, accademici, ex fidanzate e uomini d’affari, sarebbero state inserite in un album con copertina in pelle, sequestrato anni dopo dal Dipartimento di Giustizia nel corso delle indagini sul caso Epstein.
Tra le carte ottenute dal Wall Street Journal, la missiva attribuita a Trump si distingue per il tono esplicito: poche righe di testo battute a macchina, incorniciate dal disegno – realizzato a pennarello – del corpo di una donna nuda. “Due piccoli archi denotano i seni”, si legge nell’articolo, mentre la firma dell’allora imprenditore newyorkese apparirebbe scarabocchiata all’altezza dell’inguine. Il messaggio si conclude con un ambiguo: “Buon compleanno, e che ogni giorno possa essere un altro meraviglioso segreto”.
Una versione che il presidente respinge con forza: “Non sono io. È un falso. Non ho mai dipinto in vita mia, e non faccio disegni di donne. Non è il mio modo di scrivere, non sono le mie parole”, ha dichiarato martedì sera in un’intervista rilasciata proprio al Wall Street Journal. Trump ha anche affermato che farà causa al quotidiano: “Così come ho fatto con tutti gli altri”.
Trump minaccia azioni legali contro il Wall Street Journal per aver pubblicato una lettera “oscena”, scritta dal tycoon nel 2003, inviata al finanziere Epstein per il suo 50esimo compleanno
L’articolo è accompagnato da una fotografia che ritrae Trump ed Epstein insieme nel 1997 a Mar-a-Lago, residenza di proprietà del tycoon in Florida. Il momento scelto per la pubblicazione non è privo di conseguenze politiche: il tema Epstein – morto suicida in carcere nel 2019 mentre scontava una condanna per abusi sessuali e traffico internazionale di minori – resta una ferita aperta nell’opinione pubblica americana.
Nonostante le promesse di trasparenza fatte in passato, l’amministrazione Trump ha smentito l’esistenza di una lista di clienti del finanziere e ha chiuso ogni spiraglio sulla possibilità di ulteriori rivelazioni. Una posizione che ha irritato parte dell’elettorato conservatore, sensibile ai temi della giustizia e dell’anticorruzione.
Mercoledì, il presidente ha definito l’intera vicenda “una farsa orchestrata dai Democratici”, paragonandola al Russiagate, e si è scagliato contro alcuni ex alleati accusandoli di “aver abboccato completamente a queste stupidaggini”. “Non voglio più il loro sostegno”, ha tuonato.
Oltre a Trump, l’album conterrebbe lettere di altri personaggi noti, tra cui il miliardario Leslie Wexner e l’avvocato Alan Dershowitz. Una raccolta che, secondo gli inquirenti, testimonia la rete di contatti d’élite intessuta da Epstein negli anni precedenti alla sua caduta.