La Sveglia

A Gaza gli ostaggi sono il trucco, non il fine

 Chi parla ancora solo di ostaggi, mente. O è complice. A Gaza sono solo il pretesto e non sono mai stati il fine.

A Gaza gli ostaggi sono il trucco, non il fine

Ci hanno detto che la guerra finirà quando torneranno a casa gli ostaggi. Ce lo ripetono ogni giorno, come fosse un pegno morale da esigere con le bombe. Ma chiunque segua con onestà i fatti sa che è una menzogna funzionale: la liberazione degli ostaggi non è mai stata il fine. È il pretesto.

La linea del governo è chiara, ed è ben più ampia della liberazione degli ostaggi. Il ministro Itamar Ben Gvir lo ha detto senza infingimenti: «Conquistare tutta Gaza, incentivare l’emigrazione volontaria, ricostruire gli insediamenti. Solo così riporteremo gli ostaggi e vinceremo la guerra». Non una liberazione, ma una sostituzione.

Netanyahu non si oppone. Secondo quanto riportato dal Times of Israel, «sta mostrando apertura verso l’idea di incoraggiare la migrazione dei palestinesi da Gaza», sotto pressione della sua ala più estrema. E il suo ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, propone ufficialmente di reinsediare coloni israeliani nella Striscia.

Intanto, Gaza muore di fame: 180 vittime accertate per malnutrizione, 93 sono bambini. Le forze israeliane hanno sparato su civili in fila per gli aiuti: 7 morti e 20 feriti solo il 4 agosto, vicino al centro GHF di Gaza City. Hamas – riferisce il Jerusalem Post – ha chiesto almeno 250 camion di aiuti al giorno come precondizione per tornare a trattare. La risposta israeliana è stata più fuoco e più fame.

È in questo contesto che oltre 600 ex funzionari del Mossad e dello Shin Bet hanno scritto a Trump: «Hamas non è più una minaccia strategica. Questa guerra non è più giusta». Chi parla ancora solo di ostaggi, mente. O è complice.