Le Lettere

La lampada di Brunetta

Brunetta, come presidente del Cnel, si era aumentato lo stipendio da 240 mila euro a 311 mila. Poi ha fatto marcia indietro, revocando la sua delibera. Mi sembra che siamo alle comiche.
Otello Marselli
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Gentile lettore, se pensa che Brunetta si sia ravveduto perché 311 mila euro l’anno gli sembravano troppi per quel che fa, si sbaglia. È probabile invece che pensi di meritarne molti di più. Ma il fatto è che la sua iniziativa ha inferocito la Meloni, che non vuole altre valanghe di disapprovazione mentre è già sotto schiaffo per aver messo in piedi una legge di bilancio che bastona i poveri e regala ai ricchi. La premier è maestra nel manovrare i bassi istinti della plebe (ricordiamo le sue grida furibonde quando era all’opposizione: mille euro a tutti con un clic, via le accise sulla benzina, via i prelievi sui Pos!) e quindi sa bene che effetto poteva avere l’aumento di stipendio di Brunetta. È probabile che ci sia stata qualche telefonata urlata e voilà Brunetta “ha cambiato idea”. Se dovessimo raccontarla in fumetti, sarebbe così: Brunetta, aggirandosi per i corridoi vuoti del Cnel, trova in uno scatolone la lampada di Aladino. La strofina e ne esce il genio, che gli dice: “Padrone, posso esaudire un solo tuo desiderio: vuoi guadagnare di più o vuoi diventare saggio?” Brunetta sceglie il denaro. Va in cassa per intascare, ma qui trova la cassiera Meloni che gli fa: “Se tocchi quei soldi, ti taglio la mano” ed esibisce un’accetta. Brunetta torna di corsa dal genio della lampada: “Annulla il desiderio! Voglio quell’altro, diventare saggio”. Al che il genio dice: “Mi spiace, sono scaduti entrambi”.