La Sveglia

A pesca di scafisti nella rete finisce di tutto

L'incredibile caso di Maysoon Majidi ritenuta scafista dalla Procura di Crotone nonostante sia un'attivista per i diritti umani in Iran

A pesca di scafisti nella rete finisce di tutto

Nella smania per la caccia agli scafisti e ai trafficanti di uomini in tutto l’orbe terraqueo come promesso dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni capita di incappare in brutte figure che sviliscono l’Italia agli occhi del mondo. Maysoon Majidi, ad esempio, è una donna iraniana di 27 anni ed è stata arrestata a Capodanno a Crotone con l’accusa di essere una scafista. Da allora marcisce in cella a Castrovillari senza possibilità di spiegare. 

Per cogliere la dimensione della figuraccia basterebbe saper usare Google o qualsiasi altro motore di ricerca: compare in moltissimi documentari sulla violazione di diritti umani in Iran, in qualità di attivista, per avere manifestato contro il barbaro omicidio di Masha Amini. Parla di lei la Bbc, la conoscono perfino negli uffici dell’Onu per il suo impegno di attivista. Forse avrebbe anche potuto spiegarlo quando è stata fermata dalla Guardia di finanza di Crotone se qualcuno avesse trovato il modo di comunicare nella sua lingua. 

La Procura di Crotone spiega che due migranti sostengono che Majidi fosse una scafista. I due – che intanto sono andati in Germania – all’avvocato di Majidi hanno negato quella versione. “Lei era una passeggera, stava sotto coperta con noi e non l’abbiamo mai accusata”, dicono in un video. Agli inquirenti di Crotone non è bastata nemmeno la confessione del cittadino turco, Ufu Aktur, che ha ammesso di essere lui il capitano della barca e ha spiegato che Maysoon Majidi era una dei migranti a bordo. Non basta nemmeno la ricevuta del pagamento degli 8.500 dollari pagati per imbarcarsi. 

Nei giorni scorsi è intervenuta perfino la Hana Human Rights organization, che si occupa delle violazioni dei diritti umani in Iran. E ora dei diritti degli iraniani in Italia.