Aiello: “Stipendi da 3-4 euro l’ora ma alle destre va bene così”

Il pentastellato Davide Aiello ricorda che a retribuzioni basse corrisponderanno pensioni misere. “Disumano ignorarlo”.

Ieri il voto sulle mozioni per l’introduzione del salario minimo. Anche il Pd e Azione-Italia viva hanno deciso di convergere su una soglia minima oraria legale. Davide Aiello, capogruppo M5S in commissione Lavoro della Camera, che ne pensa?
“Come si dice in questi casi, il diavolo è nei dettagli. Le mozioni presentate dai dem e da Azione-Iv differivano dalla nostra su un punto ben preciso, anzi sul punto: la quantificazione della soglia minima legale sotto cui nessun contratto collettivo deve scendere. Quando noi parliamo di 9 euro ci riferiamo al trattamento economico minimo, che è cosa diversa dal trattamento economico complessivo che include, ad esempio, anche il Tfr e il welfare aziendale; il Pd invece voleva far coincidere le due cose mentre il Terzo Polo intendeva circoscrivere l’intervento ai settori non coperti dalla contrattazione. In entrambi i casi, si tratta di trucchetti buoni per fare un po’ di scena ma che non risolvono i problemi che attanagliano milioni di lavoratrici e lavoratori. Segnalo inoltre che i deputati di Calenda, quello che pochi giorni fa diceva di essere favorevole al salario minimo, ieri hanno votato contro la nostra mozione. Quando si dice la coerenza…”.

Ma il governo ha deciso di bocciare le mozioni delle opposizioni. Con quali motivazioni?
“Le leggo un passaggio della mozione di maggioranza che credo spieghi bene il tutto: ‘Con la definizione per legge di un salario minimo si metterebbe a rischio il sistema della contrattazione collettiva’. In nessun Paese dove questa misura è stata introdotta per legge ciò è avvenuto: in Germania, addirittura, sono aumentati il Pil e l’occupazione. Diciamolo chiaramente: dietro al ‘no’ di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia ci sono mere ragioni ideologiche. Sono gli stessi che votano contro il salario minimo e poi approvano una mozione a favore della corsa al riarmo e dell’aumento delle spese militari. Ecco il vero obiettivo del governo Meloni: abbandonare i lavoratori in difficoltà e far ingrassare la lobby delle armi”.

In alcuni settori i minimi salariali fissati nei cosiddetti contratti leader non sembrano adeguati e sufficienti, alla luce delle disposizioni costituzionali e degli indicatori internazionali. Ci fa un esempio?
“Quello della vigilanza privata e dei servizi fiduciari, scaduto da 6 anni. Anche se parliamo di un contratto collettivo ‘leader’, ossia sottoscritto dalle più importanti associazioni sindacali e datoriali, il minimo salariale è di 4,60 euro lordi l’ora: una cifra che non rispetta l’art. 36 della Costituzione. Ieri in Aula ho portato le storie di giovani pagati 3/4 euro l’ora, ricordando come a salari da fame oggi corrisponderanno pensioni povere domani. Il Censis stima che, di questo passo, nel 2050 ci saranno 5,7 milioni di giovani con assegni pensionistici sotto la soglia di povertà. Con il suo atteggiamento, il governo sta giocando sulla pelle di milioni di persone”.

Perché gli industriali e parte dei sindacati sono contrari?
“Questo andrebbe chiesto a loro. Ma contrariamente a ciò che si vuole far credere, l’impianto della nostra proposta valorizza la contrattazione collettiva ‘sana’ e mette fuorigioco i ‘contratti pirata’, un volàno per il dumping salariale e la concorrenza sleale tra imprese. E ancora: la soglia di 9 euro scatterebbe solo quando la paga base di un contratto collettivo ‘leader’ fosse troppo bassa. Altro che ‘compressione verso il basso di salari e diritti’, dunque. L’Istat ha stimato che, con l’approvazione della nostra pdl, quasi 3 milioni di lavoratori avrebbero un incremento medio annuo di 1.073 euro lordi. Opporsi al salario minimo significa creare un danno all’economia”.

La Manovra risponde al problema dei bassi salari?
“Assolutamente no. Siamo di fronte ad una legge di Bilancio inadeguata e pavida, che favorisce l’evasione e attacca i poveri. Così, nella migliore delle ipotesi, si riconsegna il Paese a un Pil da zero-virgola, che tanto ha penalizzato l’Italia negli anni precedenti; se invece dovessero avverarsi le previsioni dei più accreditati osservatori, Fmi su tutti, sarà recessione. La Manovra non fa nulla per prevenire questi scenari, anzi li asseconda. Daremo battaglia in Parlamento per cambiarla”.

Dal taglio del cuneo arriveranno pochi spiccioli. Voi come sareste intervenuti?
“Non ci saremmo certo fermati ad un insignificante taglio di un solo punto di cuneo. Ricordo che il Movimento 5 Stelle ha proposto e continua a proporre il reperimento di ingenti risorse da una vera tassazione degli extraprofitti energetici, da estendere anche al settore farmaceutico, che dovrebbe dare molto di più dei 2,6 miliardi di gettito atteso dalla norma inserita dal governo in Manovra. Altre risorse possono essere reperite razionalizzando le tax expenditures, soprattutto la componente dei sussidi ambientalmente dannosi, che pesano sulle casse dello Stato per oltre 20 miliardi”.

Dall’attacco al Reddito di cittadinanza alle modifiche punitive sulle pensioni: il governo fa cassa sui poveri?
“È così. Pensi a cosa è successo con Opzione donna, che è stata trasformata in ‘Discriminazione donna’. Oppure a Quota 103, anch’essa estremamente penalizzante per le donne. Quanto al Rdc: venerdì, da Napoli, partirà il tour del presidente Giuseppe Conte e del M5S a difesa di questo sostegno irrinunciabile. Non ci fermeremo al Mezzogiorno ma andremo anche in alcune città del Nord: il nostro obiettivo è smontare le bufale del governo dimostrando che gli ‘occupabili’ non sono scansafatiche e ‘divanisti’”.