Perfino Signorini accecato sulla via di Damasco. Addio Berlusconi, c’è Renzi che è sicuramente più cool e “sa toccare le corde giuste”

di Giuseppe Salvaggiulo da La Stampa

Alfonso Signorini, direttore del settimanale “Chi” della berlusconiana Mondadori, è vero, come rivelato da Dagospia, che ieri ha pranzato con Renzi a Firenze?
«Ebbene sì. Siamo amici, ci vediamo, ci stimiamo. Ma ero a Firenze anche per vedere gli Uffizi».

Anche lei sul carro di Renzi?
«Lo stimo come persona, è un grande comunicatore. Come tanti, anche di destra, subisco il fascino della sua leadership. Sono contento di conoscerlo meglio, esattamente come anni fa con Berlusconi».

Appunto. Lei, così legato a Berlusconi…
«Si dicono cose incredibili… leggo i saggi di Feltrinelli su Signorini ideologo del berlusconismo. Elucubrazioni mentali, per non essere volgare».

Non sarà diventato di sinistra?
«Ma no, sono un berlusconiano di primo pelo, estraneo alla cultura di sinistra. E prima del ’94 votavo Dc».

Allora è già pronto per il democristiano Renzi.
«Vuol farmi dire che voto Renzi? Magari lo voto. Per me quel che conta è se un politico mi colpisce, è in grado di affascinarmi. Allora ho voglia di conoscerlo, lo sostengo».

Come l’ha conosciuto?
«Intervistandolo alla radio come sindaco di Firenze. Pensai: questo tipo sa parlare alla gente. Poi l’ho seguito e all’epoca delle primarie gli ho proposto una copertina di “Chi” con il padre. Siamo rimasti in contatto. Sono andato ad ascoltarlo a Verona, Genova e Sesto San Giovanni».

Che qualità apprezza?
«Mi piace come comunicatore, è efficace. Sa toccare le corde giuste».

Lo considerano un «Berluschino».
«Ma questo gli può solo far comodo. Chi altri nel Pd ha questo potere di arrivare alla gente?».

Ma Renzi è di sinistra?
«Pare di no, ma se lo conosci meglio capisci che è veramente un uomo di sinistra».

In che senso?
«Per la sensibilità su certi valori. Per esempio sta per inaugurare un teatro dell’opera avveniristico».

Ed è una cosa di sinistra?
«La cultura sarebbe un valore universale, se la destra non se ne fosse allontanata. Basti pensare ai tagli governativi alle istituzioni culturali».

Berlusconi si risentirà della sua frequentazione renziana?
«Figurati! A parte che in questo momento ha ben altro a cui pensare, è una persona di grandi aperture…».

Vuole dire che anch’egli, se potesse, andrebbe a pranzo con Renzi?
«Certo, e gli farebbe bene. Sono i due leader della politica italiana».

Dopo la De Filippi, Briatore, Cavalli, ecco Signorini. Renzi non starà esagerando?
«Ho una concezione politica classica, che guarda al mondo greco-romano. Quindi parlare con Cavalli e Briatore, due imprenditori di successo, pranzare con Signorini o andare in tv dalla De Filippi, avvicinandosi al linguaggio dei giorni nostri, non è contrario ai doveri di un politico. Se n’è accorto anche Casaleggio, che ha posato per “Chi” rompendo la cortina di incomunicabilità imposta da Grillo».

Come l’ha convinto?
«Io non convinco nessuno. Vengono loro sponte».

È andato a pranzo anche con Casaleggio?
«No, perché non subisco lo stesso fascino».

Ma la visita agli Uffizi l’ha poi fatta?
«Ah, che meraviglia. È la bellezza del nostro lavoro, unire l’utile al dilettevole. Poi bisogna capire se l’utile sono gli Uffizi o Renzi…».