L’eterna corsa alle poltrone

di Leonardo Rafanelli

A spasso Sergio D’Antoni non c’è rimasto molto: poco più di un anno, passato tra le sale di Montecitorio e i bar romani. Poi, subito un’altra poltrona, ovvero la presidenza del Coni Sicilia, ottenuta con la benedizione del presidente nazionale Giovanni Malagò. Del resto, nel suo passato D’Antoni vanta cariche come quelle di segretario della Cisl, di viceministro allo Sviluppo Economico nel governo Prodi, di deputato nazionale e di consigliere regionale in Sicilia. La frenata gliel’avevano imposta le primarie interne del Pd, alle quali aveva dovuto incassare una sonora sconfitta: appena un migliaio di voti, pochissimi. La parola “trombato”, in ogni caso, non la voleva sentire: “Per favore – diceva ai cronisti – non chiamatemi così”. E in effetti sabato scorso è arrivato il nuovo incarico.
Nella corsa alla presidenza del Coni Sicilia il suo era l’unico nome che figurava. E, come detto, poteva contare anche sull’appoggio di Malagò, che già un mese fa lo aveva definito come un “grande uomo di sport” ricordando anche il suo passato da presidente del Palermo Calcio.
D’Antoni, dopo la vittoria, per gli annunci non si è fatto attendere: “Dobbiamo riqualificare – ha detto – gli impianti sportivi siciliani, in particolare quelli scolastici”. E ancora, probabilmente memore dei suoi trascorsi da sindacalista: “Lo sport è un formidabile volano anticrisi, anzitutto nei valori di cui si fa portatore: socialità, merito, competitività”. In conclusione, non è stata risparmiata una stilettata anche ai suoi colleghi politici: “Abbiamo bisogno di attrarre nuovi investimenti pubblici e privati, partendo anche dalle cospicue risorse europee inutilizzate. Una sfida al rinnovamento che deve affrancarsi da tentazioni clientelari e assistenzialiste”.
Sergio D’Antoni, nato sindacalista, salito ai vertici della Cisl dal 1991 al 2000 e ideatore del cosiddetto “terzo polo”, ha così ritrovato un impiego, ad appena un anno di distanza da quelle elezioni che avevano interrotto la sua parabola. E mentre qualcuno, vedendolo correre da solo contro sé stesso, parla di “vittoria facile”, intanto lui si è già procurato un altro ufficio, una segretaria e un’agenda da riempire di impegni. Da portare avanti seduto su una poltrona nuova di zecca.