Le Lettere

Anestetizzati dall’odio

Anestetizzati dall’odio

Quando ero giovane, non c’era nulla di simile a questa spaventosa ondata di femmicidi. Ma che cosa sta succedendo nella nostra società?
Agnese Bellei
via email

Gentile lettrice, non scrivo volentieri di questi temi, perché mi sgomentano. Non so se una volta ci fossero meno episodi o se è solo che allora ricevevano minore attenzione mediatica. Ma penso di poter dire che, al di là dei discorsi su machismo e patriarcato, oggi emerge il crollo delle sicurezze maschili. La violenza è una spia di debolezza. Ai maschi oggi viene meno il vantaggio competitivo, ossia l’antica certezza di ruolo: il marito quale capofamiglia (o “food-winner” come si dice in inglese, colui che guadagna da mangiare) e la sua donna quale angelo del focolare, relegata alle retrovie. Ovviamente non era proprio vero neppure allora, ma adesso la contraddizione è esplosa, e nel contempo la società è più consumista, più edonista, meno incline a valori umanisti. Il risultato lo vediamo: violenze, omicidi che maturano nel rapporto di coppia. È difficile immaginare cosa avvenga nel cuore di un uomo quando si macchia del sangue della sua compagna. Qualcosa anestetizza i suoi sentimenti. Questo si vede bene nell’ultimo episodio, quello di Ester Palmieri, uccisa a 37 anni in Trentino dal compagno, che poi si è impiccato. Ho sentito un cronista dire in tv: “Mentre avveniva l’omicidio, i tre figli, di 5, 7 e 9 anni, erano a scuola”. Chi e come dirà a quei bambini che non hanno più una madre né un padre? E se il padre non ha pensato a loro in quel momento può essere solo perché il suo cuore era anestetizzato. Non riesco a vedere altre spiegazioni.

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