Assalto all’ultima Iena

Andrea Scanzi per Il Fatto Quotidiano

Da quasi diciassette anni, Le Iene si muove inseguendo un equilibrio sottile. Un po’ intrattenimento e un po’ informazione, dichiaratamente ibrida e per questo condannata periodicamente all’inciampo. Le polemiche, ultimamente, sembrano moltiplicarsi. La senatrice a vita Elena Cattaneo, Michele De Luca e Gilberto Corbellini hanno usato parole dure: “A nostro avviso, Le Iene hanno gravi colpe nell’avere concorso a costruire, insieme a Vannoni, l’inganno Stamina. Con una responsabilità morale forse equivalente a quella dello stregone di Moncalieri e con un impatto comunicativo sicuramente superiore a quello che uno o più stregoni avrebbero mai potuto avere”.

L’inviato Giulio Golia ha detto di “avere la coscienza a posto”, ma la Cattaneo ha replicato: “Non si può fare una trasmissione televisiva in cui si dice che i cammelli volano e poi chiedere ai fisici di dimostrare che non è così”. Il caso Stamina dimostra come Le Iene, che pure ha avuto meriti notevoli nello smascherare tante storture, dà forse il meglio di sé nello scherzo più che nella denuncia. Come Striscia la notizia: Daniele Luttazzi citava proprio questi due programmi per dimostrare quanto sia netta la differenza tra sfottò e satira, e quanto il primo finisca col giustificare e non combattere il “potere”. Non sempre, però, lo scherzo riesce.

Il “twerkatore” delle Iene avrebbe aggredito due giorni fa Paola Ferrari. La conduttrice de La domenica sportiva ha scritto domenica vari tweet notturni dai toni tragici: “Capisco con rammarico che non è permesso spaventarsi se una persona ti viene alle spalle e ti blocca la porta senza dire che è uno scherzo”; “La sensibilità altrui non è mai conteggiata. Spaventare una persona per fare ascolti mi fa schifo”; “E auguro a ogni donna di non trovarsi mai un uomo dal dietro che la spinge contro una porta. E se è uno scherzo lo capisci dopo”. Cosa era successo mai? Una spedizione punitiva, un plotone di esecuzione, l’invasione delle cavallette? Questa la versione del vicedirettore Rai Maurizio Losa: “Paola Ferrari è riuscita a stento a divincolarsi, pensando fosse un tentativo di aggressione visto che questo personaggio la strusciava da dietro, e una volta entrata nel palazzo è svenuta rimanendo sotto choc per diverse ore”.

Non meno enfatici i toni di Mauro Mazza, direttore di RaiSport: “L’episodio si commenta da sé, non ha nulla a che fare con la satira o l’ironia. Per quanto accaduto c’è solo una cosa da fare: chiedere scusa subito e pubblicamente”. Le Iene ha reso pubblica la registrazione integrale. Osservando la scena, si fatica a chiamarla aggressione. La Ferrari, prima di entrare alla Rai milanese di Corso Sempione, viene semplicemente avvicinata dal twerkatore che, con parrucca e mini shorts alla Miley Cyrus, si struscia alle sue spalle. La giornalista si guarda intorno, comprensibilmente basita, e poi entra in Rai.

È usanza della Ferrari gridare alla congiura e dunque querelare (i giornalisti, Twitter, un giorno forse il pianeta Terra): se qualcuno la critica è per “sessismo” , se qualcuno ironizza sulle luci sparate a palla è “maschilista”; e se qualcuno provoca è un “aggressore”. La realtà, ovviamente, è appena diversa.

Le Iene ha però una grossa colpa: quella, talora, di scherzare male. Di spingere sul pedale del sensazionalismo, dell’esagerazione a tutti i costi, della provocazione sbilenca. Permettendo dunque alle vittime di recitare la parte lisa del martire. A volte viene perfino la voglia malsana di solidarizzare con Luca Barbarossa, perché il confine tra goliardia e harakiri è labile. Scherzare è bello, ma occorre talento. Anzitutto in tivù.

Enrico Lucci è un fenomeno , ma nessuno è come lui. Il miglior libro di Fabio Volo resta ancora la sua intervista (nudo) ad Alessia Marcuzzi, ma è una vetta a suo modo insuperabile. Sono bravi, alle Iene. Spesso molto bravi. Ma diventa un guaio, per loro e per il pubblico, quando lo stile somiglia poco alla Gialappa’s e troppo a Mammucari.