Aste pilotate, blitz dell’antimafia a Paternò. Tra indagati anche il sindaco Naso

A Paternò un'inchiesta dei Carabinieri sulle Aste giudiziarie pilotate dalla mafia ha portato a 17 arresti e 56 indagati.

Aste pilotate, blitz dell’antimafia a Paternò. Tra indagati anche il sindaco Naso

L’inchiesta sulle Aste giudiziarie pilotate dalla mafia, che nel catanese ha portato a 17 arresti e 56 indagati, ha consentito ai Carabinieri di accertare, sul territorio di Paternò, l’operatività del gruppo “Morabito-Rapisarda”, riconducibile al clan catanese “Laudani” intesi “Mussi ‘i ficurinia”, individuandone gli elementi di vertice, e i suoi rapporti con il clan storicamente contrapposto degli “Assinnata”, articolazione territoriale della famiglia di cosa nostra catanese “Santapaola-Ercolano”.

A Paternò un’inchiesta dei Carabinieri sulle Aste giudiziarie pilotate dalla mafia ha portato a 17 arresti e 56 indagati

La complessa attività d’indagine, condotta in un arco temporale dal dicembre 2019 al luglio 2022 e coordinata dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dai sostituti Tiziana Laudani e Alessandra Tasciotti, ha preso il via dalla denuncia di un imprenditore locale che, nel corso di una procedura di vendita senza incanto di un immobile all’asta, veniva bloccato da alcuni soggetti legati al clan “Morabito-Rapisarda” che lo minacciavano per farlo ritirare dalla gara. Le successive indagini consentivano, in particolar modo, di evidenziare proprio gli interessi dell’organizzazione mafiosa nel controllo sistematico e capillare dell’aggiudicazione delle aste giudiziarie di immobili siti nelle province di Catania, prevalentemente nel territorio paternese e, in un’occasione, nella provincia di Siracusa.

Il modus operandi degli appartenenti all’organizzazione mafiosa sarebbe consistito nella turbativa del regolare svolgimento delle procedure di vendita immobiliare al fine di favorire determinati acquirenti che, dietro pagamento di un ricompensa per l’attività illecita, si rivolgevano al clan al fine acquistare o rientrare in possesso del bene per conto dei debitori esecutati precedenti proprietari. Il versamento della somma di denaro a titolo di compenso a favore del clan, che agiva mediante condotte che sostanzialmente determinavano l’allontanamento, anche con modalità violente e intimidatorie, degli offerenti o degli eventuali interessati (“lo stiamo ricomprando noi”), in modo da garantire al “cliente” l’aggiudicazione dell’immobile.

In tale ambito, il sodalizio criminale poteva contare sull’esistenza di rapporti di conoscenza con alcuni delegati alla vendita e, infatti, in un caso è stato ritenuto sussistente il supporto di un avvocato siracusano – nei cui confronti è stata emessa la misura cautelare personale del divieto di esercizio delle funzioni di delegato alle vendite – nel corso di una procedura esecutiva in quanto, dietro la promessa di un compenso in denaro, si sarebbe prestato a favorire l’aggiudicazione dell’immobile all’asta in favore del figlio del soggetto che si era rivolto all’associazione mafiosa. Il giro di affari, che coinvolgeva anche altre tipologie di operazioni immobiliari, avrebbe garantito consistenti guadagni, con compensi commisurati al valore del bene sul mercato immobiliare, che, di frequente, sarebbero stati condivisi, a riscontro dell’esistenza di un patto di “coabitazione”, con il clan “Assinata”, articolazione territoriale della famiglia di cosa nostra catanese “Santapaola-Ercolano”.

Tra gli indagati anche il sindaco Naso, un assessore della sua giunta e un consigliere comunale

Tra gli indagati dell’inchiesta “Athena” risultano anche il sindaco di Paternò, Antonino Naso, eletto con delle liste civiche di centrodestra nel giugno del 2022, e un ex consigliere comunale ed ex assessore, Pietro Cirino, e un assessore dell’attuale giunta, Salvatore Comis. Il reato ipotizzato, in concorso con due presunti esponenti del clan Morabito legato alla ‘famiglia’ Laudani di Catania, Vincenzo Morabito e Natale Benvenga, è di scambio elettorale politico-mafioso. Cirino è tra i quindici destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

L’ex assessore del Comune di Paternò e imprenditore nel settore agrumicolo, oltre ad avere stabili rapporti di affari con esponenti apicali del clan mafioso, avrebbe messo a disposizione dell’associazione il proprio bagaglio di conoscenze e le proprie entrature nella politica locale; l’altro indagato, a sua volta imprenditore agricolo, tra l’altro avrebbe messo a disposizione il magazzino di cui è titolare per consentire incontri tra i rappresentanti delle due diverse famiglie mafiose. Il comune di Paternò, teatro dell’inchiesta sulle aste pilotate dai clan, è la città natale del presidente del senato, Ignazio La Russa.