Aveva il cervello sconnesso da una parte del corpo. Ma ora torna a correre: la bella storia del ciclista Adriano Malori

"Un medico mi ha detto che il cervello si era disconnesso dalla parte destra del corso. Con un po’ di fortuna e riabilitazione tornerai una persona normale". Bastano queste parole di Adriano Malori, ciclista italiano vice campione del mondo a cronometro, per capire quale calvario ha dovuto passare.

“Un medico mi ha detto che il cervello si era disconnesso dalla parte destra del corso. Con un po’ di fortuna e riabilitazione tornerai una persona normale”. Bastano queste parole di Adriano Malori, ciclista italiano vice campione del mondo a cronometro, per capire quale calvario ha dovuto passare dopo una bruttissima caduta durante una corsa a gennaio. Ma dopo 9 mesi, è tornata la luce: a settembre tornerà in gara in Canada, per due corse previste dal circuito internazionale.

“Era il 22 gennaio, stavo benissimo. Parlo con Nibali per attaccare nel finale”, inizia il racconto di Adriano Malori durante la conferenza stampa convocata per annunciare il ritorno all’attività agonostica. “Di colpo iniziano dei fotogrammi, poco nitidi che sono andati schiarendosi 15 giorni dopo. Mi sono reso conto che ero in ospedale in Argentina con la parte destra del corpo paralizzata. Ero il vicecampione del mondo della crono, ma dovevo suonare il campanello per andare in bagno. A Pamplona, dopo il trasferimento, mi hanno spiegato tutto perché in Argentina erano rimasti vaghi”, prosegue Malori. I medici non gli danno grande speranza: impensabile tornare a gareggiare.

E invece? “Ho continuato poi la riabilitazione. Ho condiviso il mio cammino con gente che stava molto male, ma li invidiavo perché magari camminavano e io stavo su una sedia a rotelle. Però miglioravo e poi sono state le altre persone a guardarmi con invidia. A fine marzo sono ritornato sui rulli, circa un’ora al giorno. Due mesi con 6 ore di riabilitazione più i rulli”, spiega Malori. “L’obiettivo all’inizio non era tornare a fare il corridore ma tornare una persona normale, anche solamente tagliare una bistecca o un bicchiere d’acqua”, sottolinea il ciclista italiano. La speranza si è riaccesa nei mesi seguenti: “Il 28 aprile abbiamo fatto una prova con la squadra, mezz’ora in bici con neurologo, fisioterapista. Ho cominciato a sperare di tornare a correre, ma non la dicevo questa cosa. La prova era andata bene, tornando a casa, andavo in bici” Poi di nuovo il baratro mentale: “Dopo un’ora e mezza in bici la mano destra diventava dura”.

Quindi c’è stato un nuovo passaggio: “A Pamplona, tornando per un controllo, mi hanno detto che avevo perso la retta via. Sono tornato, mi hanno curato, ho continuato ad andarci. Ho fatto solo una sosta a casa per sposarmi con Elisa, che mi è sempre stata accanto. Mi spingeva sulla sedia a rotelle”. Così la situazione è migliorata, di molto: “Fino al 10 agosto ho proseguito la riabilitazione e mi hanno dato il permesso per tornare a lavorare. Andavo in bici fino alle 20.30. Vi chiedo scusa se non ho parlato, ma volevo parlare solo quando ero sicuro di tornare a correre. Ora lo sono. Sarà in Canada, nelle gare di Quebec e Montreal, il 9 e l’11 settembre”.

Adriano Malori ha voluto lanciare un messaggio di speranza a chi soffre: “Ho voluto fare questa conferenza per la gente che sta male, in questi mesi ho visto persone di tutte le età che soffrono davvero. E voglio spiegare loro che c’è un ragazzo di 28 anni che in sette mesi è tornato a correre tra i professionisti. Almeno un sorriso e una speranza la voglio dare, perché se la meritano. Ho provato qualcosa che non cancellerò mai: stare nella sofferenza assieme a gente che sta male insegna cose che non avrei mai immaginato di imparare”. Infine, sulle aspettative future non si sbilancia: “La mia carriera è costellata di mille dubbi, non so se potrò tornare l’Adriano Malori di prima. Se mi mancherà il 10 per cento di gambe, ci arriverò con la testa”.