Balotelli, che a Nizza fosse la volta buona? Sono bastati pochi gol ed è tornato Super Mario. Ma per parlare di resurrezione è meglio aspettare

Sono bastati pochi gol col Nizza e per molti è già tornato a essere Super Mario Balotelli. Ma per parlare di resurrezione è meglio aspettare

C’era una volta l’eterno brutto anatroccolo del calcio italiano, che risponde al nome di Mario Balotelli. E tante volte questo brutto anatroccolo è stato visto diventare un cigno, salvo poi ricredersi dopo qualche settimana, fino a gettarlo nel dimenticatoio. Perché non faceva nemmeno più notizia la sua scomparsa dei radar. Rifiutato e rinnegato da chi lo aveva osannato. Inattesa o quasi, dalle sponde della Costa Azzurra, è poi arrivata la nuova resurrezione: Balotelli è tornato di nuovo Super Mario. Tutti ne parlano e tutti lo vogliono in Nazionale. I quattro gol realizzati nelle prime partite con la maglia del Nizza hanno galvanizzato i pendolari del carro dei vincitori.

CARRO DEI VINCITORI – È così bastata qualche buona prestazione per cancellare i quintali di inchiostro adirati, scagliati contro il calciatore, dato per finito a ripetizione. Insomma, c’è il “contrordine compagni”: si decanta, a 26 anni, “il nuovo Balotelli”, gentile, bravo, sorridente e disponibile. Un’immagine opposta alla narrazione del calciatore burbero, irascibile e solitario. Quindi incapace di fare gruppo.  L’eterna trasformazione da anatroccolo a cigno. Il problema appare un altro, ed è un vero e proprio rompicapo: è impossibile capire cosa farà Balotelli. È la sua natura. Imprevedibile, bizzarra, sopra le righe: alternerà, sempre, momenti in cui torna il detestabile e indolente centravanti a fasi in cui si dimostra goleador incontenibile e decisivo. Già nel 2012 era stata dipinta la sua maturazione grazie a un Europeo stratosferico, coronato dalla doppietta rifilata alla Germania in semifinale. Poi il passaggio nel 2013 a Milano, sponda rossonera. Un bomber graffiante, capace di trascinare la squadra a suon di gol. Insomma, quello che doveva essere Super Mario: un talento decisivo. Il Mondiale 2014 è storia nota: bilancio magro e solo fischi per lui. Da allora la sua involuzione è diventata un di genere letterario, complice un lungo infortunio. Ma l’abbandono totale, anche mediatico, è stato esemplificato dalla disattenzione in cui è avvenuto il rientro. La fioritura nizzarda viene illustrata come un capitolo a sorpresa nella storia balotelliana. In realtà era quasi immaginabile che lontano dalle luci della ribalta l’attaccante potesse tornare a sfoderare le sue immense qualità tecniche e fisiche. Perché, anche se dovesse restare sempre un incompiuto, Balotelli è un ciclone di doti calcistiche.

FILM VISTO – La questione è perciò un’altra: decantare l’ennesima rinascita è un esercizio che non fa bene nemmeno al diretto interessato. È un copione già mandato a memoria con altri grandi talenti: per informazioni citofonare ad Antonio Cassano. Ma allora, tanto per metterla sul piano pratico, cosa dovrebbe fare Giampiero Ventura se Balo continuasse a essere Super Mario? Ovviamente la risposta spetta al commissario tecnico della Nazionale. Che, però, con saggezza ha a disposizione una soluzione: pescare quel che di buono offre il bizzoso talento balotelliano. Senza illudersi su presunte resurrezioni. Quelle esistono solo per chi ama salire e scendere dai carri del vincitore.