Bandi segreti per 390 milioni: nei ministeri trasparenza zero. L’allarme della Corte dei Conti: troppi contratti top secret senza giustificazione

Bandi segreti per 390 milioni: nei ministeri trasparenza zero. L'allarme della Corte dei Conti: troppi contratti top secret senza giustificazione

Il dato è impressionante: in due anni (2015 e 2016) sono stati siglati contratti per poco meno di 390 milioni di euro, tutti “segretati o caratterizzati da particolari misure di sicurezza”. Un’enormità che coinvolge, nel dettaglio, sei ministeri: Interno, Esteri, Difesa, Giustizia, Infrastrutture e Politiche agricole. E non ci sarebbe neanche nulla di strano, considerando i tanti lavori o servizi strategici dei ministeri menzionati. Se non fosse, però, che la documentazione prodotta per giustificare la delicatezza di questo o quell’appalto per il bene e la sicurezza dell’Italia, è spesso e volentieri insufficiente o quantomeno lacunosa. Questo è il duro allarme lanciato dalla Corte dei Conti nella sua ultima relazione che affronta l’annosa questione: 178 pagine in cui i magistrati contabili analizzano e scandagliano tutte le presunte irregolarità dei vari ministeri in esame.

Esteri e Infrastrutture – Ma entriamo nel dettaglio. Gli atti in questione sono 241 di cui 132  stipulati dal ministero della Giustizia (per complessivi 142 milioni), 48 dalla Difesa (134 milioni). E poi abbiamo le Infrastutture: qui sono stati secretati in due anni 35 contratti per un impegno di spesa complessivo di 25,5 milioni di euro. Ma, osservano i magistrati, emergono “criticità ricorrenti” che riguardano in alcuni casi “gli atti di segretazione”, in altri le “procedure negoziali con le quali sono state apportate modifiche o integrazioni di stipulazioni previgenti”. In estrema sintesi la Corte lamenta come il ministero coprerebbe da segreto contratti senza rispettare in toto la legge, che invece prevedrebbe che “le amministrazioni e gli enti usurari dichiarano, con provvedimento motivato, i lavori, i servizi e le forniture eseguibili con speciali misure di sicurezza”. Un caso che ricorre, spesso e volentieri, nei provveditorati regionali che dovrebbero, spiega la Corte, “dettagliare le fasi operative e le lavorazioni oggetto di segretazione e non limitarsi – come è stato riscontrato – a indicazioni generiche”. E non finisce qui. Molto spesso, infatti, si riscontra l’anomalia di alcuni nuove stipulazioni in relazione alle quali i provveditorati, anziché adottare provvedimenti ad hoc, hanno continuato a fare riferimento ad atti di segretazione risalenti nel tempo, “relativi a programmi di attività a largo spettro e per ciò stesso contenenti prescrizioni estremamente generiche in materia di sicurezza”. Stesso dicasi con le varianti, per cui non si prevede nuova segretazione, ma ci si appoggia arbitrariamente sulla precedente. Come se nulla fosse. Curioso il caso anche al ministero degli Esteri, dove i magistrati contabili hanno riscontrato come otto delle nove stipulazioni del 2015 abbiano dato luogo ad affidamenti diretti: “essi hanno assorbito oltre il 98% degli impegni dell’anno. In termini formali”. Ed è qui che la riflessione della Corte lascia pensare: perché se la tipologia contrattuale “risulta correttamente applicata sia in relazione ad atti di cottimo fiduciario rientranti nei limiti” di legge, è altrettanto vero che, almeno in alcuni dei casi citati, la scelta della Farnesina “appare di fatto ispirata alla conservazione dei rapporti esistenti e non al principio della rotazione dei soggetti affidatari che le norme in materia di contratti pubblici prevedono”.

Mare magnum – Non è un caso che la stessa Corte, nelle sue conclusioni, sottolinei “la scarsa attenzione prestata alle raccomandazioni più volte formulate dalla Corte, tese a ricondurre l’attività ad un corretto utilizzo della facoltà […] di derogare alle disposizioni relative alla pubblicità delle procedure di affidamento”. Ed è tutto dire.