Bankitalia, la solita messa cantata di un ente ormai inutile

Non gestisce più la moneta, non vigila sulle banche, tutt’al più può considerarsi un centro studi. Un costosissimo centro studi, con sedi in tutta Italia e personale strapagato. Questa è l’anacronistica Banca d’Italia, che anche quest’anno ha sfornato le sue anacronistiche conclusioni del governatore (anche la burocrazia è ferma a definizioni di altri tempi). Una messa cantata alla quale i potenti – o sedicenti tali – di questo Paese non vogliono mancare. Anche se appena usciti da Palazzo Koch privatamente non sanno nascondere neppure a loro stessi di aver buttato via una mattinata. Alla Banca centrale però si va, come sempre, perchè qui il capitalismo relazionale ce l’abbiamo nel sangue. E farsi vedere, stringere le mani, sorridere ai fotografi anche quando non c’è proprio niente da sorridere, fa parte di quel set cinematografico che si chiama Italia. L’Italia che vuol far sapere di contare, ma in realtà conta sempre meno.

LA CRESCITA C’È
La crescita c’è ma va consolidata, ha detto nella massima sintesi giornalistica Ignazio Visco. Governatore che come molti precedenti ci ha fatto un po’ di lezione su tutto, raccomandandoci di tenere a freno prima di tutto la spesa pubblica. Peccato che si sia dimenticato – come al solito – di ricordarci che il suo stipendio tocca quasi il doppio dei 280 mila euro di tetto fissati dal Governo per i dirigenti pubblici. In nome dell’autonomia dell’istitututo (che andava bene quando emetteva moneta, ma oggi a che serve?) Visco si è guardato bene dall’adeguare al ribasso il suo stipendio. Partendo da qui, si capisce bene quindi la forza che può avere la lezioncina arrivata da tale pulpito. Lezioncina comunque ordinata e dignitosa. Il compitino di scuola che non cambierà certo le sorti dell’economia nazionale. Ma quali sono stati i punti forti della relazione? partendo dalla crescita, questa c’è stata e dovrebbe consolidarsi anche nei prossimi trimestri. “La ripresa avviata nel nostro Paese nel primo trimestre di quest’anno – ha detto Visco – dovrebbe consolidarsi in quello in corso e nei prossimi”. “Il 2014 è stato un anno di forti cambiamenti per le decisioni di politica economica e monetaria, in Italia per l’accelerazione dello sforzo di riforma. È stato un anno di scelte impegnative i cui primi risultati, importanti ma fragili, vanno difesi con determinazione”, ha sottolineato il governatore.

RIFORME
Visco è passato quindi alle riforme, che vanno consolidate. In Italia “è stata avviata un’azione di riforma, riconosciuta a livello internazionale”, ha detto il governatore. “Per non deludere le aspettative di cambiamento occorre allargarne lo spettro e accelerarne l’attuazione. In alcuni casi i benefici non sono immediati, ma questo è un motivo in più per agire, con un disegno organico e coerente”. Per legge non si produce ricchezza e non si creano posti di lavoro ma si può, anzi si deve, intervenire dove il mercato incontra i suoi limiti aiutando a generare sviluppo economico. “La politica monetaria da sola non può garantire una crescita duratura”, ha detto Visco secondo cui “il sostegno alla domanda aggregata che deriva dalla politica monetaria non è un’alternativa alle riforme, ma consente di accelerarle e di assorbirne più agevolmente i costi di breve periodo”.