Un’ammonizione contro un governo dirigista. Una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per l’uso del golden power. Non per un caso specifico, va precisato. Ma è indubbio che l’esercizio dei poteri speciali da parte del governo sull’offerta di Unicredit per l’acquisizione di Banco Bpm può aver influenzato la decisione di Bruxelles. Perché è proprio il caso del risiko bancario ad aver acceso il faro sull’Italia per l’utilizzo disinvolto del golden power.
E così l’esito non poteva che essere questo, con la Commissione Ue che apre la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per la normativa sui poteri speciali, invitando il governo a conformarsi alla normativa bancaria dell’Ue. L’esecutivo comunitario ha inviato la lettera di costituzione in mora a Roma per il mancato rispetto del regolamento sul Meccanismo di vigilanza unico, della direttiva sui requisiti patrimoniali e degli articoli 49 e 63 del Trattato sul funzionamento dell’Ue.
Golden power, la bocciatura dell’Ue
La Commissione ha “espresso preoccupazione” sulle normative che regolamentano il golden power, spiegando che la norma, per come viene applicata dalle autorità italiane, “rischia di consentire interventi ingiustificati per motivi economici, compromettendo i principali della libertà di stabilimento e della libera circolazione dei capitali nel mercato unico”. Insomma, lo Stato invece che arbitro si fa attore protagonista. Come emerso chiaramente nel caso del risiko bancario. Inoltre la Commissione sottolinea che la normativa si “sovrappone” alle competenze della Bce nell’ambito del Meccanismo di vigilanza unico.
La portavoce della Commissione Ue, Arianna Podestà, ha precisato che l’infrazione “non è rivolta a nessun caso specifico”, ma riguarda il golden power di per sé e non, quindi, il caso Unicredit-Bpm. Questione a parte, con una “procedura separata” che potrebbe essere avviata prossimamente. Unicredit, proprio a causa delle condizioni troppo stringenti imposte dal governo, ha abbandonato l’operazione. E indietro non si torna: il danno è fatto.
Ora l’Italia ha due mesi per rispondere e se i chiarimenti non saranno soddisfacenti, la Commissione potrà procedere con un parere motivato. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, assicura che l’Italia collaborerà e presenterà una “proposta normativa che farà chiarezza e supererà le obiezioni”. Eppure il responsabile dei conti italiani ricorre al solito scaricabarile, ricordando che la norma del golden power è stata riformata nel 2022 dal governo Draghi. Governo di cui anche lui faceva parte. L’ipotesi è di un intervento per modificare la legge sul golden power, superando le obiezioni europee, attraverso un decreto o un emendamento alla Manovra. Per chiudere la questione in fretta.