C’è un brutto clima sul G20. L’aria che tira è il solito bla bla bla. Assenti Putin e Xi, i più grandi inquinatori del mondo. Strada in salita per un pre-accordo sulle emissioni

Pechino e Mosca diserteranno il G20 e pure la Cop 26 di Glasgow. E per Bolsonaro parla il disastro in corso in Amazzonia.

C’è un brutto clima sul G20. L’aria che tira è il solito bla bla bla. Assenti Putin e Xi, i più grandi inquinatori del mondo. Strada in salita per un pre-accordo sulle emissioni

La nostra casa brucia e voi non fate niente. Viste le premesse del G20 che si terrà oggi e domani a Roma, sembra già di sentirla l’attivista svedese Greta Thunberg. E sarà difficile darle torto. I grandi della terra, responsabili del 75% delle emissioni inquinanti, si riuniranno per cercare soluzioni sui grandi temi, a partire da quello dei cambiamenti climatici, la più grande emergenza e quella che rischia più del Covid di mandare definitivamente al tappeto economia e società a livello globale.

Ma proprio i principali inquinatori, Cina e Russia in testa, non saranno presenti nella capitale e diserteranno pure la Cop 26 del 31 ottobre a Glasgow, rendendo più che fondata l’ipotesi di un appuntamento che si concluderà con tante dichiarazioni d’intenti e zero fatti.

IL QUADRO. Un pre-accordo sul clima è l’obiettivo principale del premier Mario Draghi che, uscita sostanzialmente di scena la cancelliera Angela Merkel, ambisce al ruolo di leader ed è anche l’unico che può mediare realmente tra le esigenze troppo spesso contrapposte dei diversi Paesi. La sua sembra però un’impresa tanto difficile quanto impossibile. Su vaccini e prezzo dell’energia le possibilità di un’intesa sembrano notevoli, ma sul green la partita è dura.

Il presidente statunitense Joe Biden, che ha raccolto la pesante eredità del negazionista Donald Trump, continua ad avere problemi anche negli Usa per andare verso una vera svolta verde e poi non corre buon sangue tra lui e uno dei leader europei maggiormente impegnati nel contrasto ai cambiamenti climatici, il presidente francese Emmanuel Macron. La Merkel è ormai solo la cancelliera uscente e in Germania ancora manca un Governo e l’Ue, con i piani ambiziosi di Ursula von der Leyen, tutto è meno che una potenza, soprattutto quando grandi sono le debolezze degli Stati membri.

A far apparire più che probabile il flop del G20 di Roma sono però appunto l’assenza dei grandi inquinatori, con il presidente cinese Xi Jinping e il presidente russo Vladimir Putin che si limiteranno a un collegamento da remoto. A Pechino interessano i problemi interni, partendo dal rallentamento del Pil e dalla crisi dell’immobiliare, e a Mosca quelli della ripresa economica globale, ma assai poco quelli ambientali. Come non sembra il clima una priorità per il premier britannico Boris Johnson.

Sarà presente, restando appunto ai principali responsabili delle emissioni inquinanti, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, che guardando soltanto a cosa sta facendo in Amazzonia non sembra però minimamente intenzionato a correggere la rotta.

I PREPARATIVI. Ieri intanto, arrivati i capi di Stato, si sono susseguiti una serie di appuntamenti preparativi del vertice. Tra un faccia a faccia e l’altro (leggi l’articolo), visite di cortesia e momenti di svago, c’è stato soprattutto l’incontro tra i ministri delle finanze e della salute del G20, che hanno ribadito l’impegno “a portare la pandemia sotto controllo ovunque il prima possibile, a mettere le persone al centro della ripresa a e rafforzare gli sforzi collettivi per prepararci, prevenire, rilevare, segnalare e rispondere alle emergenze sanitarie, in particolare promuovendo la resilienza della salute sistemi e comunità”.

Per il ministro Roberto Speranza si è andato così rafforzando “quanto già stabilito nel Patto di Roma”, considerando anche che i ministri hanno riconosciuto come bene pubblico “il ruolo dell’immunizzazione estesa contro il Covid-19 a livello globale”.

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