C’è un nome che, nella triste storia di Desirée Mariottini, ritorna da tempo ma a cui non è stato ancora possibile dare un volto. Si tratta di Marco, un ragazzo italiano, segnalato da diversi testimoni sentiti dal procuratore aggiunto Maria Monteleone, dal pubblico ministero Stefano Pizza e dal capo della Squadra Mobile Luigi Silipo. Di lui si sa poco, come se ci si trovasse di fronte ad un fantasma che di tanto in tanto frequentava l’edificio di via dei Lucani dove ha trovato la morte la sedicenne di Cisterna Latina ma di cui nessuno parla. Alto, di corporatura robusta, senza capelli e con la barba. Questo l’identikit fornito ai poliziotti dalla 36enne Narcisa, una delle testimoni chiavi dell’omicidio, e che sarebbe stato confermato anche dalle altre persone che, in questi giorni, sono state sentite in qualità di persone informate sui fatti.
La donna, però, si sarebbe spinta oltre addossando su Marco anche pesanti responsabilità. Il ragazzo, infatti, non sarebbe una presenza stabile all’interno dell’edificio dei pusher, piuttosto sarebbe uno di quelli che di tanto in tanto ci si recava per poter assumere del crack o altre sostanze illegali. E quel giorno, sempre secondo il racconto di Narcisa, proprio lui sarebbe stato quello che avrebbe fornito le micidiali gocce alla ragazzina, spacciandole per metadone, che avrebbero quantomeno concorso nel causare l’overdose e quindi il decesso di Desirée. Nel frattempo il 32enne ghanese Yusif Salia, ovvero il quarto presunto autore dello stupro che era stato arrestato a Foggia, è stato interrogato dal giudice per le indagini preliminari del tribunale locale. Senza nessun colpo di scena e seguendo una precisa strategia difensiva, tra l’altro la stessa seguita anche dagli altri stupratori, l’uomo ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Il suo caso però è destinato ad essere trasferito alla Procura di Roma per competenza territoriale.
QUESTIONI APERTE – I pm romani, dopo l’invio degli atti già disposto dal gip Armando dello Iacovo, prenderanno visione del carteggio effettuato dai colleghi di Foggia, poi lo integreranno con le informazioni in loro possesso e, in ultimo, emetteranno nei confronti di Salia una nuova misura di custodia che dovrebbe spalancargli le porte del carcere capitolino di Rebibbia. Ancora tutto da decidere, cosa che avverrà in un secondo momento, sulle posizioni di quelle persone che, presenti durante le fasi dell’agonia di Desirée, non fecero nulla per aiutare la ragazzina. Sebbene il reato di omissione di soccorso sembra evidente, non è escluso che questi possano essere indagati per altri tipi di reati. Mentre l’inchiesta della Procura di Roma prosegue spedita, non si arrestano le proteste dei cittadini. Tanto nel quartiere di San Lorenzo, dove sono state attivate delle ronde, quanto nel resto d’Italia l’attenzione sul caso è enorme. Per il 15 dicembre, infatti, è stata preannunciata una manifestazione nazionale, che si terrà nella capitale, per chiedere “verità e giustizia per scomparsi e vittime di crimini impuniti”. Tra i presenti anche Pietro Orlandi.