In campo a Pasquetta, Natale e Santo Stefano. Il calcio moderno non ha proprio più religione

Quello che conta nel calcio è solo il pubblico in Tv. Per questo non ci sono più feste comandate: si scende in campo alla vigilia di Natale e a Pasquetta

A comandare non è più la tradizione sportiva, né tantomeno il calendario “religioso”. Quello che conta nel calcio è solo il pubblico televisivo, con tanti saluti a qualsiasi romanticheria di tifosi assiepati sugli spalti a sventolare i vessilli della propria squadra del cuore. Per questo non ci sono più feste comandate: si scende in campo alla vigilia di Natale e a Pasquetta, come accade per la serie B che nel giorno del Lunedì dell’Angelo ha previsto la 36esima giornata del torneo. La Lega di serie A ha dato seguito alle intenzioni prospettate nelle scorse settimane: la prossima stagione avrà una tempistica nuova con la cancellazione della pausa di dicembre, pensata in concomitanza del Natale. Il cambiamento prevede match di campionato il 23 e 30 dicembre. È stato, al momento, scartato il modello della Premier League che propone il turno nel giorno di Santo Stefano. Ma quello che Oltremanica è una tradizione consolidata, in Italia viene percepito come un azzardo. Quantomeno per la serie A, che pure storicamente – per paradosso – ha giocato sempre di domenica. Lo stop invernale, come accade per la Bundesliga tedesca, è stato quindi inserito a gennaio dopo l’Epifania in pieno gennaio. Ma in Germania la scelta è dettata anche da una questione climatica, visto l’inverno più rigido.

Sperimentazione – La massima categoria si adegua a quanto già sperimentato. La serie B ha vissuto questa rivoluzione sotto la spinta dell’ex presidente Andrea Abodi: il calendario prevede turni nel corso delle feste natalizie. Lo scorso 24 dicembre, infatti, tra un addobbo e l’altro, i tifosi hanno visto le partite, perché c’era in programma la ventesima giornata del campionato. L’unica concessione è stata l’assenza del posticipo. Per la partita nella notte di Natale bisognerà attendere ancora. In passato, però, si era scesi in campo il 26 dicembre, in stile inglese: la formula è finita nel cassetto. Nel caso del torneo cadetto c’è comunque una logica: mentre la A riposava, era maggiore lo spazio mediatico da sfruttare. In questa ottica, infatti, è stata pensata la riforma di giocare i turni il sabato pomeriggio, quando non ci sono altre partite di cartello. Ma ora il vantaggio “natalizio” è destinato a sparire.

La Nazionale no – Se il calcio tricolore cambia tutto in nome dello spettacolo televisivo, e quindi del business che si muove intorno, non tiene in conto un altro aspetto: quello della Nazionale. Per gli azzurri di Giampiero Ventura non c’è stata alcuna concessione. Il commissario tecnico dell’Italia aveva soltanto chiesto di anticipare l’inizio del campionato di una settimana, dal 20 al 13 agosto, per consentire ai calciatori di arrivare in una forma migliore alla gara contro la Spagna, di inizio settembre, decisiva per la qualificazione al Mondiale. Eppure la richiesta è apparsa eccessiva. Perché va bene scendere in campo a Pasquetta o alla vigilia di Natale, come se niente fosse, rendendo difficile la possibilità di andare allo stadio, con un calcio senza più religione.  Ma non si può essere capaci di aiutare la propria Nazionale.