di Giuseppe Porzio
Tra chi s’è fatto rimborsare la tintura per capelli, pur non avendo da anni neppure l’ombra di un capello e chi, tra scontrini e fatture, ha presentato il conto di cenette con amici cari e regalini alla cara amichetta, senza scordare week end al mare e l’immancabile borsa da qualche migliaio di euro, ce n’è uno ancora limpido e neppure sfiorato dall’indagine sui rimborsi facili nell’assise regionale campana. E’ il consigliere dei consiglieri: il governatore Stefano Caldoro. Eppure, nonostante la trasparenza nelle spese, hanno spiato anche lui. E l’hanno fatto col più “retorico” degli espedienti: una banale cimice. Una microspia, neppure tanto micro, o non l’avrebbero scoperta gli addetti alle pulizie nel palazzone del Consiglio regionale.
La vicenda
Il rinvenimento in una stanza che Caldoro utilizza di rado, dal momento che gli uffici del governatore sono a Palazzo Santa Lucia. Nella camera in questione, all’isola F13 del Centro direzionale, il governatore si “appoggia” prima e dopo le riunioni del consiglio. Come soleva fare, prima di lui, il suo predecessore Antonio Bassolino e il vice di quest’ultimo, Antonio Valiante. Talvolta, l’hanno adoperata i gruppi consiliari per qualche improvvisata conferenza stampa. Si tratta di una camera con pochi arredi: scrivania, tavolino, una poltroncina, un televisore e poche sedie. E quel congegno lì, individuato da un colpo di… ramazza di una inserviente. Niente di troppo sofisticato, al punto che fa sorridere l’ipotesi che a piazzarla sia stato uno “007”. Oltretutto si tratta di congegno non funzionante, composto da un supporto magnetico nel quale avrebbe dovuto essere inserito un piccolo microfono, ma che pare essere stato staccato dai fili a cui era collegato.
Lo scenario attuale
E allora si fa strada un’altra ipotesi: “spionaggio politico”. Proprio così, lo stratagemma l’avrebbe escogitato un avversario dell’opposizione in consiglio intenzionato a carpire chissà quali mosse del presidente della giunta regionale. Resta da capire se ha mai funzionato e, se sì, per quanto tempo è rimasto funzionante e cosa è stato registrato. La questione è seguita in prima persona dal segretario generale del Consiglio, Carlo d’Orta. E’ a firma dello stesso Caldoro un esposto contro ignoti presentato in Procura. Le indagini sono affidate agli uomini della Digos, che hanno sequestrato il congegno e lo stanno analizzando. E nel frattempo hanno cominciato il loro giro di persone da ascoltare. A cominciare dalla donna delle pulizie che ha rinvenuto lo “strano aggeggio”, e ne ha segnalato la presenza. Passando per un addetto alla vigilanza, che ha ben presente chi entra e chi esce dalle stanze di quel piano. Nelle prossime ore saranno sentiti un po’ di dipendenti.
L’ipotesi iniziale
Il pensiero dei più corre verso la più complessa indagine sui rimborsi facili, che vede coinvolti 57 consiglieri su 60. Eppure dalla sezione reati amministrativi della Procura di Napoli, che ha in incarico il fascicolo “rimborsopoli”, smentiscono che ci sia mai stata un’attività di intercettazione nel corso delle indagini. Anche perché si tratta di un’indagine contabile, che tiene conto di scontrini, ricevute e “pezze d’appoggio” utilizzate per giustificare le spese del cosiddetto fondo per il funzionamento dei gruppi consiliari. C’è chi lo sguardo lo butta a oltre tre anni e mezzo fa, quando in quella stanza, sia pur di rado, ci trascorreva del tempo Antonio Bassolino, per nulla esente da inchieste giudiziarie. Anzi. Ma sono le voci di corridoio quelle che assumono una eco sempre più consistente e potrebbero far deviare l’obiettivo di chi indaga. Sussurri attorno a quella che potrebbe presto divenire l’ipotesi madre: il James Bond sarebbe un politico, un avveniristico consigliere intenzionato a carpire tutti i segreti del governatore della Campania.