Casamonica, come sempre non paga nessuno. Il prefetto Gabrielli se ne lava le mani: “Non ho mai detto che sarebbero rotolate teste”

Ci sono tanti modi per dire “ragazzi abbiamo scherzato, non è successo nulla”. Oppure per vendere la versione standard dello scaricabarile: “il problema c’è ma non è colpa nostra”. Del resto l’italica fantasia è maestra in questo campo. Ma stavolta il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, relativamente al caso dei funerali di Vittorio Casamonica, il boss dell’omonima famiglia di rom dediti a varie attività malavitose, celebrati nella basilica di San Giovanni Bosco la scorsa settimana, ha inaugurato addirittura una terza via: “Le informazioni c’erano ma non sono state valorizzate. Sia Polizia che Carabinieri avevano contezza che ci sarebbe stato un funerale del capostipite di una famiglia che nella città ha un rilievo assoluto nell’ambito della criminalità”. Insomma le terminazioni nervose delle forze dell’ordine presenti sul territorio sapevano, ma non hanno avvertito nessuno. Il bel guaio per una città che si appresta ad affrontare il Giubileo straordinario, considerato ad alto rischio sotto il profilo degli attentati da parte dei terroristi internazionali. Se un Casamonica qualunque riesce a far saltare tutte le scale di comando, figuriamoci cosa può fare un attentatore. “Seppur in maniera indiretta”, aggiunto il prefetto, “le informazioni c’erano ma queste informazioni non hanno raggiunto i vertici che potevano prendere decisioni. Se i vertici fossero stati messi nelle condizioni di conoscere le informazioni”, ha spiegato Gabrielli, “le modalità di svolgimento di questo funerale sarebbero state diverse”. D’accordo, con i sé tutto è possibile. Ma la realtà dei fatti ha dimostrato come regole e linee di comando possono essere saltare e ignorate. Dunque chi paga? “Io non ho mai detto che sarebbero rotolate teste”, ha chiarito il prefetto di Roma, al termine del comitato per l’ordine e la sicurezza convocato dopo i funerali choc di Vittorio Casamonica, “se necessario le teste sarà il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, a farle rotolare”. Un modo per dire che non accadrà nulla. E se accadrà riguarderà soltanto i livelli intermedi; Questore, comandante provinciale dei Carabinieri. “Non ci sono rilievi che possa muovere ai vertici delle forze di polizia per quanto accaduto prima. “Chiederò di verificare se ci saranno provvedimenti di carattere disciplinare se ci sono state delle mancanze”, chiosa il prefetto Gabrielli. Ma chi dovrebbe pagare davvero non lo farà. Soprattutto la politica. Perché la vicenda dei funerali ha messo a nudo la debolezza del livello amministrativo, a partire dal Comune di Roma, permeabile a qualsiasi tipo d’infiltrazione. E poco conta se adesso verrà creato un mini servizio segreto dedicato a Roma. Sarà l’ennesimo appartamentino allestito in un palazzo costruito con colonne d’argilla e finestre senza vetri, dove insediare nuove poltrone, incapace di aggredire i temi veri. Del resto se lo stesso Prefetto ha ammesso che si è trattato di una “vicenda gravissima per il disdoro che ha recato, per la percezione di una città non controllata, per l’immagine della Capitale”, significa che all’azione non ha corrisposto un’adeguata reazione. Ciò che è stato offerto dal prefetto è solo la percezione di aver capito. Un po’ poco, a dire il vero…