Caso Cucchi, Giovanardi perde la causa: le critiche alle sue dichiarazioni sono “legittime”. Poi replica: “A Torino una Costituzione diversa”

Il tribunale ha stabilito che la condanna del Consiglio comunale di Torino alle parole di Carlo Giovanardi sul caso Cucchi è legittima.

Caso Cucchi, Giovanardi perde la causa: le critiche alle sue dichiarazioni sono “legittime”. Poi replica: “A Torino una Costituzione diversa”

Il tribunale civile di Torino ha respinto la richiesta di risarcimento danni presentata dall’ex senatore Carlo Giovanardi. Per i giudici fu legittimo l’ordine del giorno votato il 21 gennaio 2019 dal consiglio comunale di Torino, una presa di posizione sul caso di Stefano Cucchi e sulle parole usate dall’ex senatore in riferimento alla sua morte.

La causa di Giovanardi era stata promossa contro Eleonora Artesio, che fu la prima firmataria della mozione quando era consigliera comunale. Atto con cui veniva messo sotto accusa Giovanardi per le sue dichiarazioni sulla morte di Stefano Cucchi, morto nel 2009 dopo l’arresto. L’ex senatore disse, tra le altre cose, che non c’era alcuna responsabilità dei carabinieri e che Cucchi era morto per la “mancanza di nutrizione” e non per le botte.

L’ordine del giorno del Comune di Torino contro Giovanardi

L’ordine del giorno fu approvato dal Consiglio comunale di Torino e criticava le “gravissime dichiarazioni rilasciate da Carlo Giovanardi e da tutti coloro che in questi anni hanno concorso a vario titolo a diffamare la vittima e la famiglia”. 

Il tribunale di Torino dà ragione al Consiglio comunale

Per il tribunale l’atto votato a Torino “rientra a pieno titolo nelle prerogative riconosciute al Consiglio comunale dallo statuto della città”. E il suo contenuto è ritenuto in linea con il “diritto di critica politica”.

Giovanardi aveva richiesto un risarcimento da 26mila euro, sottolineando che in altri processi non era stata riconosciuta la diffamazione in merito alle sue dichiarazioni. In questo caso la giudice ha sottolineato che l’ordine del giorno non è lesivo dell’immagine e del decoro dell’ex senatore in quanto l’aggettivo “gravissime” con cui si definiscono le dichiarazioni è un giudizio con cui si esprime la volontà del Consiglio comunale “di rendere pubblica la propria dissociazione da tali dichiarazioni”. Anche alla luce degli sviluppi del processo Cucchi.

Non ci sono “attacchi personali”, per la giudice. Anche perché il dibattito politico è normale che abbia “toni più pungenti e incisivi” di quelli comuni, con limiti “meno stringenti” rispetto al normale diritto di cronaca. Si tratta di diritto di critica, si spiega nella sentenza, che si caratterizza “per essere espressione dell’opinione personale” e del suo “giudizio”. 

La replica di Giovanardi

L’ex senatore replica sostenendo che “a Torino è in vigore una diversa Costituzione della Repubblica”. Giovanardi spiega la sua posizione: “L’articolo 68 della Costituzione prevede che i parlamentari non siano chiamati a rispondere delle opinioni e dei voti dati. Constato che un magistrato di Torino ha esteso tale prerogativa ai consiglieri comunali di Torino”.

Giovanardi prosegue nel suo racconto: “Come è noto la famiglia Cucchi mi querelò a suo tempo per le mie dichiarazioni ma il gip, su conforme parere del pm, archiviò la denuncia, rilevando che le mie dichiarazioni, per le modalità con le quali le avevo espresse, non potevano definirsi diffamatorie e quindi non c’era stata una obiettiva lesione della reputazione e dell’onore”.

“Mi sembra di capire che malgrado questo – prosegue l’ex senatore – a Torino si possa impunemente fare intendere in un atto pubblico che Giovanardi è un diffamatore e far rientrare tutto nel diritto di critica. Ora, per principio, se qualcuno mi dà del ladro o del corrotto o del diffamatore, non faccio finta di non capire. Pertanto in questo caso mi sono rivolto alla magistratura, scoprendo che a Torino non avrei dovuto sentirmi offeso perché quello che viene solennemente scritto in un atto del Consiglio Comunale è soltanto una opinione e che le prerogative dell’articolo 68 della Costituzione sono state estese anche ai consiglieri comunali”.

L’ex ministro ed ex senatore conclude: “Come uomo delle istituzioni, ex ministro dei Rapporti con il Parlamento ed ex vicepresidente della Camera, non credo proprio di poter consentire che la vicenda si chiuda qui”.