Morte Cucchi, Giustizia italiana nel mirino

dalla Redazione

“Abbiamo vinto Stefano. Abbiamo vinto! Mi parlavano di morte naturale. Mi parlavano di te che ti eri spento. Abbiamo vinto. Hanno perso loro. Non noi”. Così scrive Ilaria Cucchi sul suo profilo Facebook. “Non ci siamo arresi ed abbiamo vinto. Sono loro ad aver perso. Loro che non sono nemmeno capaci di dirci chi è stato a ridurti così. La giustizia non è per te. Non è per noi. Ma oramai tutti sanno e tutti hanno capito. Abbiamo vinto”, scrive ancora la sorella di Stefano, il geometra deceduto il 21 ottobre del 2009 all’ospedale Sandro Pertini, una settimana dopo il suo arresto per possesso di droga. E per cui la sentenza del processo d’appello ha assolto tutti gli imputati del processo d’appello. In primo grado erano stati condannati i medici.

Sulla vicenda prende posizione anche Magistratura democratica: “Cinque anni e due gradi di giudizio non hanno consentito di accertare responsabilità penali per la morte di Stefano Cucchi e tuttavia è stato provato in giudizio che egli fu vittima di violenza mentre si trovava in stato di arresto. E’ una sconfitta per lo Stato, che può privare della libertà personale chi sia gravemente indiziato di un reato, ma ha il dovere indefettibile di garantirne l’incolumità”.

E, ieri, il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone ha illustrato i nuovi scenari: “Se emergeranno fatti nuovi o comunque l’opportunità di nuovi accertamenti, la procura di Roma è sempre disponibile, come in altri casi, più o meno noti, a riaprire le indagini”.