Regeni, Il Cairo spiava pure i nostri investigatori. Nuova rogatoria in arrivo. E ora l’Italia potrebbe fermare i turisti

Continua la farsa d'Egitto sul caso Regeni. Dopo il richiamo dell'ambasciatore, l'Italia potrebbe fermare i turisti

Lo scontro tra Italia ed Egitto sul caso Regeni è totale. L’ultimo affronto è il rifiuto da parte del Cairo di consegnare tabulati telefonici e video alla procura di Roma che ritiene possano contenere elementi decisivi per dare una svolta alle indagini. Una nuova rogatoria internazionale verrà avviata la prossima settimana, secondo quanto trapela da Piazzale Clodio. Dall’Egitto ancora una volta si dicono pronti a collaborare e in relazione alle chiamate di tre persone in rapporto con la vittima si sono limitati a rispondere: “Vi faremo sapere. Se l’avessimo saputo avremmo portato la risposta con noi”.  I video, invece, sarebbero recuperabili al 50%.

I NOSTRI SPIATI – Il quotidiano La Repubblica rivela che il team investigativo italiano che si era recato al Cairo è stato monitorato per otto settimane, tra il 5 febbraio e il 30 marzo, dal regime militare egiziano. I tre uomini dello Sco della polizia e i tre del Ros dei carabinieri sarebbero stati spiati.

ITALIA A MUSO DURO – Rientrato in Italia l’ambasciatore italiano in Egitto. Maurizio Massari, ha lasciato il Cairo in seguito agli sviluppi delle indagini sul caso Regeni. Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, lo ha richiamato per le consultazioni. Massari non ha rilasciato dichiarazioni. Il capo della Farnesina ha minacciato ulteriori misure contro l’Egitto.  Il Corriere della Sera, invece, scrive che tra le prossime mosse ci potrebbe essere quella di sconsigliare viaggi in Egitto e e la sospensione di alcuni accordi bilaterali, compresi quelli tra università.

LA MAMMA DI GIULIO RINGRAZIA – Una lettera pubblicata su La Repubblica per ringraziare la vicinanza alla famiglia. “Giorno dopo giorno emerge con sempre più forza come la tragica vicenda di Giulio abbia emozionato tantissime persone che con discrezione si avvicinano alla nostra famiglia, esprimendo la loro partecipazione con una lettera. Lettere di affetto, di solidarietà, di sostegno nella ricerca della verità e soprattutto di empatia”, ha scritto Paola Regeni in una lettera. La donna ha poi spiegato di avere ricevuto molte lettere “di mamme che con estrema delicatezza chiedono di poter considerare Giulio anche figlio loro” e “questo mi fa ricordare come Giulio, ovunque andasse per i suoi studi o per lavoro, trovasse sempre qualcuno che lo ‘adottava’, per simpatia, per aiutarlo, per condividere riflessioni, per affetto”. In una conclusione della lettera si legge: “Grazie a tutti e un grazie speciale alla mamma che si è ricordata di quando leggevo a scuola la ‘Pimpa’, regalandomi una ‘identità’ che in questi tristi giorni mi ero dimenticata di avere”.