Caso Verdini, M5s e Pd chiamano Salvini a chiarire in Aula

Sul caso Verdini, M5s e Pd chiedono al ministro Salvini di riferire in Aula. Da Azione, con Costa, arriva la solita stampella al governo.

Caso Verdini, M5s e Pd chiamano Salvini a chiarire in Aula

Dall’inchiesta giudiziaria su alcune commesse Anas che ha messo nel mirino il cosiddetto ‘sistema Verdini’, alla richiesta di chiarimenti in Aula formulata dalle opposizioni al vicepremier Matteo Salvini – quest’ultimo estraneo ai fatti – per i presunti legami tra alcuni esponenti della Lega con Denis Verdini, ‘cognato’ del leader del Carroccio, e il figlio Tommaso. Insomma l’indagine giudiziaria è già diventata un caso politico da chiarire in Aula.

M5s, Pd e Avs chiedono a Salvini di chiarire in Aula sul caso Verdini

A chiederlo sono M5S, Pd e Avs come spiegato dal pentastellato, Federico Cafiero De Raho: “Abbiamo ritenuto opportuno richiedere un’informativa urgente al ministro delle Infrastrutture Salvini riguardo ad Anas e al suo sistema di consulenza e di gestione degli appalti pubblici. Quanto emerge dalle cronache giudiziarie è abbastanza preoccupante, e non riguarda soltanto il presidente della Inver Tommaso Verdini: incontri tra imprenditori sarebbero avvenuti in bar e ristoranti anche con politici o esponenti di vertice del Mef”.

Proprio per questo per l’ex procuratore Antimafia è necessario “che il Parlamento sappia in quale misura i fatti coinvolgono Anas, perché una delle principali stazioni appaltanti del Paese non può venire coperta da certe ombre. È fondamentale un’operazione chiarezza da parte del ministro, in particolar modo in riferimento ad un eventuale coinvolgimento di membri del governo e funzionari pubblici”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Vedi e Sinistra Angelo Bonelli che ricorda anche “che prima dell’approvazione del decreto sul Ponte, secondo una indagine di Report, vi erano stati anche incontri tra Salini, Salvini e il presidente del comitato scientifico Prestinizi. Proprio Salvini prima di varare il decreto Ponte aveva incontrato l’ex ministro Pietro Lunardi e il costruttore Pietro Salini: il primo è l’ex componente del governo Berlusconi che da ministro ha seguito la gara per l’affidamento del progetto dell’opera, gara vinta dal consorzio Eurolink; il secondo è il patron dell’azienda, oggi Webuild, che ha oltre il 40 per cento del consorzio in questione e che adesso si rivede in pista per l’opera dopo che i governo Monti aveva bloccato tutto”.

Le opposizioni spaccate

Per Bonelli “ad oggi il governo sta negando con la società Ponte sullo Stretto, al 100% pubblica, la visione a parlamentari della relazione sul progetto e l’atto negoziale tra Webuild e società Ponte sullo Stretto. Assenza di trasparenza preoccupante”. Una richiesta di spiegazioni che ha spaccato in due le opposizioni. Scintille che hanno visto protagonista Enrico Costa di Azione che, rispondendo ai colleghi della minoranza, ha tuonato: “Non portiamo avanti lo schema delle informative a gettone”. Poi, tirando in ballo direttamente l’intervento di De Raho, ha aggiunto: “Vorrei ricordargli che qui non siamo in tribunale”. Parole che hanno scatenato l’Aula con le urla di sdegno provenienti dagli scranni del M5S, di Pd e di Avs, mentre i parlamentari della maggioranza lo applaudivano a piene mani.