La Cgil lancia l’allarme per la Sanità: “nella Manovra i fondi sono insufficienti”

La Cgil critica la manovra del Governo: risorse insufficienti per la sanità e rischio di privatizzazione del Servizio Sanitario Nazionale

La Cgil lancia l’allarme per la Sanità: “nella Manovra i fondi sono insufficienti”

Le risorse destinate alla sanità pubblica nella manovra del Governo sono «del tutto insufficienti» ad affrontare la crisi del Servizio Sanitario Nazionale. A denunciarlo è la segretaria confederale della Cgil, Daniela Barbaresi, che parla di “un drammatico sottofinanziamento” e di una scelta politica che riduce la quota di ricchezza nazionale destinata alla tutela della salute.

Secondo i dati elaborati dall’Area Stato sociale della Cgil, nel 2025 il Fabbisogno Sanitario Nazionale sarà pari a 136,5 miliardi di euro, circa il 6,05% del Pil. Un livello che rappresenta – sottolinea il sindacato – il valore più basso degli ultimi decenni. Anche per il 2026, il finanziamento resta fermo al 6,15% del Pil, corrispondente a 142,9 miliardi, con incrementi di poco superiori nei due anni successivi.

Per Barbaresi, la tendenza del Governo segna «un pericoloso arretramento del servizio pubblico». Le proiezioni del bilancio, infatti, indicano che la spesa sanitaria, in rapporto al Pil, tornerà a calare fino al 5,93% nel 2028. Una quota considerata troppo bassa per garantire il diritto universale alla salute e per colmare il divario con i Paesi europei più avanzati.

La Cgil lancia l’allarme per la Sanità: “nella Manovra i fondi sono insufficienti”

Il sindacato avverte che con risorse simili «non sarà possibile valorizzare il personale né procedere con le nuove assunzioni necessarie alla riforma dell’assistenza territoriale». Le stime della Cgil indicano che la manovra prevede solo il 20% delle assunzioni necessarie, mantenendo al tempo stesso il tetto alla spesa per il personale sanitario.

Barbaresi critica inoltre la destinazione dei fondi, che secondo la Cgil «restano vincolati a progetti specifici e in parte diretti al settore privato». Il Governo, spiega la dirigente, continua a finanziare prestazioni aggiuntive come strumento per ridurre le liste d’attesa, un metodo che si è già dimostrato inefficace nel 2025. Crescono, invece, i limiti di spesa per la sanità convenzionata e per la farmaceutica.

La segretaria confederale parla di «un progressivo allontanamento dei cittadini dalla sanità pubblica», ricordando che circa sei milioni di italiani rinunciano a curarsi. «Serve un intervento strutturale – afferma – che riporti il finanziamento almeno al 7,5% del Pil, in linea con la media europea».

Per questo la Cgil chiederà modifiche alla Legge di Bilancio: un aumento delle risorse destinate al Servizio Sanitario Nazionale di 10,5 miliardi nel 2026, 14,2 miliardi nel 2027 e 14,7 miliardi dal 2028. L’obiettivo, conclude Barbaresi, è che “gli investimenti aggiuntivi vadano interamente al rafforzamento dei servizi pubblici e delle cure erogate dal SSN”.