Che coraggio! Uccise il figlio adottivo, ora la donna perdona il marito e torna a vivere con lui

Una scelta a dir poco coraggiosa quella di Patrizia Silvestri che torna a vivere col marito. La Silvestri è la moglie di Massimo Maravalle, l’uomo che nel luglio 2014 soffocò il figlio adottivo di cinque anni e poi provò di fare la stessa cosa con lei. L’uomo, un informatico di 48 anni, è rimasto nella casa di cura e custodia dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa, in provincia di Caserta, per soli 14 mesi essendo stato giudicato incapace di intendere e di volere al momento del misfatto. “L’ho perdonato, non era lui in quel momento. Ora proviamo a ricominciare insieme”, ha spiegato la donna.

L’uomo nella notte tra il 17 e il 18 luglio dell’anno scorso, a Pescara, si alzò dal letto raggiunse la stanza del figlio adottivo e “in preda a un delirio letale, paranoide e persecutorio” soffocò il bimbo. Ora, però, è stato ritenuto dallo psichiatria bolognese Renato Ariatti (lo stesso chiamato a dare pareri su Annamaria Franzoni e Bernardo Provenzano) non socialmente pericoloso a patto che segua cure specifiche e prenda i farmaci prescritti. Il gip del tribunale di Pescara ha disposto per lui l’applicazione della misura della libertà vigilata.

Il bimbo ammazzato era stato portato dalla coppia in Italia dalla Russia nel 2012 attraverso un’adozione internazionale. “La perdita di Maxim è il dolore più grande che abbiamo”, ha affermato la donna, “E Massimo è ancora più affranto per non aver compreso che la malattia gli faceva vedere le cose in maniera completamente distorta”. Ma per quell’adozione la coppia è indagata con l’accusa di aver omesso lo stato di salute dell’uomo nel corso dei colloqui sostenuti per ottenere l’adozione. Indagato per falso anche il medico di base e un medico della Asl.