La Cina nascose per settimane informazioni sull’esplosione dell’epidemia di Coronavirus e ostacolò il lavoro dei funzionari dell’Oms

La Cina, secondo l’Oms, ritardò il rilascio delle informazioni riguardanti l’epidemia di Coronavirus responsabile della pandemia di Covid-19, ostacolando il lavoro dei funzionari della stessa Organizzazione mondiale della Sanità. A riferirlo è l’Associated Press, citando materiale audio e documenti interni dell’Oms. La Cina avrebbe ritardato la diffusione delle informazioni sia sul genoma del virus sia sui primi pazienti, rendendo difficile determinare la velocità di trasmissione dell’infezione.

Il quadro che emerge appare in contraddizione sia con le affermazioni del presidente cinese, Xi Jinping (nella foto) – che ha sempre difeso l’operato della Cina come “tempestivo” e “trasparente” – sia con il punto di vista del presidente Usa Donald Trump, che ha accusato l’Oms di essere “sino-centrica”. Alla scarsa trasparenza cinese si unisce, invece, una sorta di impotenza dell’Oms che non ha poteri ispettivi e non può indagare in maniera indipendente all’interno dei Paesi membri. L’Oms avrebbe messo in buona luce la Cina per non irritare i funzionari di Pechino e assicurarsi maggiori informazioni sulla malattia.

La frustrazione dell’Oms era apparsa chiara nella seconda settimana di gennaio, prima dell’impennata di casi a Wuhan del 20 gennaio scorso. Il direttore delle emergenze dell’Oms, Michael Ryan, aveva lamentato che la Cina non stava collaborando come avevano fatto in passato altri Paesi e che era necessario esercitare maggiore pressione sulla Cina per una maggiore trasparenza. “Stiamo procedendo con informazioni minime, chiaramente non e’ abbastanza per una pianificazione appropriata”, aveva dichiarato Maria van Kerkhove, a capo del gruppo tecnico sul Covid-19 dell’Oms, durante un incontro interno citato dall’Ap.

La ricerca del genoma del coronavirus era già cominciata a fine dicembre scorso, e le prime mappature risalgono ai primi giorni di gennaio, ma il rilascio delle informazioni non sarebbe stato altrettanto tempestivo, a causa di una legge che impedisce ai laboratori di condurre esperimenti su virus potenzialmente letali senza l’approvazione delle autorità sanitarie nazionali. Inoltre, a rallentare il rilascio di informazioni sarebbe intervenuta una nota emessa il 3 gennaio scorso della Commissione Nazionale per la Sanità ai laboratori scientifici che stavano lavorando sul nuovo coronavirus per distruggere i campioni del Covid o inviarli a istituti designati per metterli in sicurezza.

“Abbiamo formalmente e informalmente richiesto maggiori informazioni epidemiologiche”, ha dichiarato il rappresentante dell’Oms in Cina, Gauden Galea, “ma quando abbiamo chiesto specifiche non abbiamo ottenuto nulla”. Solo dopo la visita a Pechino del direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Gebreyesus, il 28 gennaio scorso, la Cina accettò l’invio di una squadra dell’Oms per un’ispezione e solo il 30 gennaio scorso, l’Oms dichiarò l’emergenza sanitaria internazionale, esprimendo “rispetto e gratitudine” verso la Cina per l’impegno “incredibile” nel limitare la diffusione del nuovo coronavirus.

Accuse che la Cina respinge. “Non so da dove vengano questi ‘documenti interni’, ma le storie collegate sono del tutto inconsistenti rispetto ai fatti”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, a proposito dei contenuti dell’inchiesta dell’Associated Press.