Citava il Vecchio Testamento per abusare di ragazzini. Così don Mauro Inzoli abusava dei minorenni

Ecco ciò che emerge dalle motivazioni della sentenza di condanna a 4 anni e 9 mesi nei confronti di don Mauro Inzoli, uno dei massimi dirigenti di Cl

Citava brani del Vecchio Testamento (a cominciare dalla relazione filiale tra Abramo e Isacco) per convincere i ragazzini della bontà delle molestie sessuali che, poi, avvenivano anche nel confessionale. Una sceneggiatura inquietante quella che emerge dalle motivazioni della sentenza di condanna a quattro anni e nove mesi di reclusione nei confronti di don Mauro Inzoli, uno dei massimi dirigenti di Comunione e Liberazione e tra i fondatori del Banco Alimentare, accusato di pedofilia e a suo tempo condannato al ritiro a vita privata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Peccato, però, che questo non è un film. Ma è l’inquietante verità di cui sono state vittime cinque minori.

Non a caso Inzoli li aveva anche risarcito con la somma di 25mila euro a testa. Gli abusi, secondo l’accusa, sono stati commessi tra il 2004 e il 2008 non solo nell’ufficio del religioso ma anche nei luoghi di villeggiatura durante le vacanze estive. Tra le persone offese figura un ragazzino che all’epoca dei fatti aveva solo 12 anni. Le altre vittime avevano tra i 13 e i 16 anni. L’aggravante dell’abuso di autorità si deve ai ruoli ricoperti da don Inzoli: a Crema, rettore del liceo linguistico Shakespeare e parroco della chiesa della Santissima Trinità. Tutti minorenni vittime di una “forte sottomissione psicologica”. Contro don Inzoli era già intervenuta la Santa sede, sotto Benedetto XVI, punendolo con la riduzione allo stato laicale. Francesco, in seguito, ammorbidì la sanzione e invitò il prete a condurre una vita di “preghiera e di umile riservatezza come segni di conversione e di penitenza.