Colpo al clan Moccia, sei arresti a Roma. Si tratta di persone legate alla famiglia cammorrista accusate di aver pestato tre tunisini nel corso di un raid punitivo a Tor Bella Monaca

Colpo al clan Moccia, sei arresti a Roma. Sono accusati di aver pestato tre tunisini nel corso di un raid punitivo a Tor Bella Monaca

Colpo al clan Moccia. La Procura di Roma ha risolto il caso del raid punitivo dello scorso 23 ottobre a Tor Bella Monaca, ai danni di tre cittadini tunisini, arrestando sei persone. Tre degli arrestati sono appartenenti alla potente famiglia Moccia, gruppo criminale di stampo camorristico operativo a Roma e nel Lazio.

Tutti loro, a seconda delle posizioni, sono chiamati a rispondere di “minaccia aggravata, detenzione e porto illegale di arma comune da sparo”.

L’inchiesta sul clan Moccia

A dare il via all’indagine è stato il rinvenimento di un’ogiva e di un foro nella vetrata di un balcone in uno stabile in via Paolo Ferdinando Quaglia. Dalla conseguente analisi balistica e delle videocamere presenti in zona, gli investigatori sono riusciti a ricostruire la dinamica del raid avvenuto all’interno di un bar.

“La vicenda non è apparsa essere episodica, soprattutto per i precedenti di alcuni appartenenti al commando e per il fatto che due dei tre cittadini tunisini sono stati già in altre occasioni feriti con colpi di pistola”, spiegano gli inquirenti in una nota.

Il parere del gip di Roma

“Quanto al pericolo di inquinamento probatorio deve richiamarsi non solo quanto riferito da un testimone che intendeva ritrattare le precedenti dichiarazione per timore di ritorsioni ma anche la circostanza che nessuno delle persone offese presenti nel bar ha denunciato la spedizione punitiva”.

È quanto scrive il gip di Roma nell’ordinanza con cui ha disposto l’esecuzione delle misure cautelari nei confronti di Gaetano Moccia, Pasquale Moccia, Denny Moccia, Emanuele Selva e i fratelli Cristian e Danilo Rosati. Per il giudice “appare evidente la sussistenza di allarmanti esigenze cautelari: si impone l’intervento cautelare sia al fine di evitare e scongiurare il pericolo di recidiva sia al fine di proteggere la genuina acquisizione delle prove”.