Con Corona Costanzo torna da re. Il 5 maggio lo show con il format Uno contro tutti. Sul palcoscenico il re dei paparazzi uscito dal carcere

Il Maurizio Costanzo Show è sempre un evento. E per ricoprirlo ancora più di gloria, il direttore di Retequattro, Sebastiano Lombardi, ha deciso di far cominciare la stagione in una data storica: il 5 maggio. Gli appuntamenti di primavera sono sei, in altrettante prime serate. Il battesimo è di fuoco. Si riparte dalla formula molto apprezzata negli anni passati, l’Uno contro tutti, con protagonista sul palco Fabrizio Corona, che torna a parlare in tv dopo il carcere. In verità, proprio in questi giorni il famigerato re dei paparazzi – che tutt’altro è fuorché un paparazzo, non avendo mai scattato foto (come lui stesso ha detto) – ha rilasciato la prima intervista dopo il penitenziario (e la successiva uscita in affidamento). A Chi. Che non è la canzone di Fausto Leali, bensì il settimanale diretto dal suo amico Alfonso Signorini. In questa intervista Corona racconta quanto il carcere sia stato duro: «In galera mi è successo di tutto. L’inimmaginabile. Non è stata una semplice detenzione. Nessuno può capire che cos’è il carcere se non lo ha vissuto pienamente e duramente. Ero un detenuto sorvegliato in modo speciale per via della mia popolarità e, da quando sono uscito, non ho mai raccontato la mia vita tra le sbarre. Provo vergogna, il ricordo lacera la mente e il cuore. Lo fa sanguinare. Di notte capita di svegliarmi all’improvviso e di non credere che sia finita».

COLLEZIONISTA DI REATI – In un Paese come l’Italia, in cui in carcere chi ci deve andare spesso non ci va, fa riflettere il fatto che nel caso di Corona ci sia stato un accanimento carcerario, seppure non debbano essere dimenticati i reati a lui imputati. Una collezione vera e propria: estorsione, bancarotta, corruzione, spaccio di banconote false, associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, presunti fotoricatti, guida senza patente e contromano sulla corsia preferenziale, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. È cominciato tutto nel 2002 quando fu accusato di aver malmenato un agente. Una fedina penale che più che a un responsabile di un’agenzia fotografica lo fanno assomigliare a un boss del clan Casamonica.

Nonostante Corona discenda da una famiglia di giornalisti, non si può certo definire un fotoreporter o un giornalista. La sua condotta non lo fa neanche accostare alla categoria. I servizi fotografici la sua agenzia li ha realizzati per venderli ai vip pizzicati in castagna, non certo ai giornali. Il suo vero scopo non è mai stato quello di vederli pubblicati, come desiderano giornalisti e fotografi, bensì incassare i soldi per evitare la pubblicazione. Cosa che alle altre agenzie è capitato solo quando il direttore, a cui le foto sono state proposte, ha avvisato direttamente il vip mettendolo in guardia sul servizio. E il vip ha contattato il fotografo. Corona invece ha costruito una macchina da soldi. Senza esclusione di colpi e in barba al codice deontologico. E non è affatto da escludere che in qualche occasione sia stato proprio lui a organizzare l’evento per immortalare la preda in trappola. Nonostante il triste epilogo della sua agenzia viene da chiedersi se non ci sia un archivio segreto, con gli scatti compromettenti, custodito da qualche parte.

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