Corrotti ma al loro posto. Dal Campidoglio non si esce. La Corte dei Conti condanna 15 dirigenti. Pur coinvolti nel malaffare restano in servizio

A Roma non c’è una Mafia Capitale, come ha appena stabilito la Corte di Cassazione, ma il sistema corruttivo che nel corso del tempo si è fatto largo all’interno del Campidoglio e nei Municipi appare talmente radicato e diffuso che una bonifica nei tempi brevi sembra impensabile. Il Mondo di mezzo di Massimo Carminati e Salvatore Buzzi e non solo hanno fatto della corruzione la chiave privilegiata per accedere ai palazzi del potere, garantendo affari per pochi e servizi indecenti per la collettività. Una piaga denunciata dai magistrati antimafia e confermata dalle sentenze appena emesse dalla Corte dei Conti che, tra mazzette sulla manutenzione delle strade e concessioni facili delle spiagge di Ostia, ha condannato 15 dirigenti e funzionari capitolini a risarcire 550mila euro al Roma Capitale.

BUCHE ETERNE. Le migliaia di buche, spesso vere e proprie voragini, che rappresentano uno degli incubi principali per chi percorre le strade della città eterna resistono a qualsiasi giunta. E visto quanto emerso in sede penale e ora confermato in quella contabile forse è più facile comprendere perché non c’è sindaco in grado di trovare una soluzione. A resistere infatti, oltre alle buche, è l’apparato. Quello che i giudici della Corte dei Conti, alla luce di quanto emerso nelle indagini sul gruppo Martella, sostengono aver creato un sistema “a tal punto consolidato che molto spesso erano gli stessi funzionari ad elaborare i capitolati di gara con valori già gonfiati”.

Appalti in cui si prevedevano le mazzette. Del valore stimato tra il 2 e il 4% del valore della gara. Sarebbero stati assegnati così lavori per 14 milioni di euro per la manutenzione delle strade. E per garantire le bustarelle le ditte del gruppo Martella non avrebbero svolto alcuni interventi, altri li avrebbero fatti male e avrebbero utilizzato materiali scadenti. Dodici dirigenti e funzionari del Campidoglio e di diversi Municipi dovranno così ora risarcire il prezzo della mazzetta, per un totale di 450mila euro.

UN MARE DI ILLEGALITA’. Senza contare quel che accade a Ostia, dove come emerso dal commissariamento e da diverse sentenze c’è anche la mafia. Tra il 2007 e il 2015 otto spiagge libere sono state assegnate a varie cooperative per fornire servizi ai bagnanti. Chioschi in cui poter affittare ombrelloni e lettini. Una concessione che non prevedeva però il pagamento di alcun canone al Comune. Affari per i privati e neppure un centesimo nelle casse pubbliche. Con chioschi tra l’altro che non venivano mai smontati e che sarebbero stati trasformati illegalmente in veri e propri stabilimenti. Senza mai fare un controllo. “Evidente – secondo la Corte dei Conti – la volontà di non ottemperare alle disposizioni legislative”, “nell’ignorare i criteri di economicità”. Condannati dunque tre dirigenti e funzionari del X Municipio a risarcire centomila euro. Con tali soldati è improbabile che un sindaco, anche il migliore, possa vincere la guerra.