“Dai No-vax ai No-Euro, tutti i complottisti sono della stessa pasta”: parla l’economista Becchetti

"Tutti i complottisti sono della stessa pasta", anche quelli del cambiamento climatico. L'intervista all'economista Leonardo Becchetti.

“Dai No-vax ai No-Euro, tutti i complottisti sono della stessa pasta”: parla l’economista Becchetti

Il cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti, eppure c’è chi ancora lo nega adducendo motivazioni basate sulla storia passata del pianeta. Leonardo Becchetti, docente di Tor Vergata ed economista, cosa ne pensa?
“Le obiezioni di tante persone sui social media sono legate ad aneddoti ed eventi. Tanto per intenderci in queste ore sta sta circolando la prima pagina dell’Unità del ‘64 quando a luglio c’era stata un’ondata di caldo molto forte. Ma sono obiezioni scientificamente ridicole perché non possiamo stabilire se c’è stato il cambiamento climatico o meno sulla base di una misurazione di temperatura che prendiamo da chissà quando nel tempo e solo per avvalorare la nostra idea. L’unica cosa seria da fare è guardare ai dati della temperatura media globale che dagli anni ‘80 in poi è in continuo aumento, soprattutto in Europa. Poi bisogna considerare il trend che è molto significativo. Detto questo è vero che le oscillazioni climatiche ci sono state nella storia del nostro pianeta ma il problema è che in questo caso il cambiamento è molto veloce, si verifica ovunque ed è abbinato, senza ombra di dubbio, alle emissioni dei gas serra. Visto che sono dimostrate le cause antropiche del problema, dobbiamo cercare di intervenire per ridurre l’impatto dell’uomo sull’Ambiente”.

La scienza è certa che il riscaldamento è causato dall’uomo. Perché c’è chi non ci crede e grida al complotto?
“C’è una tendenza anarcoide che è la stessa già vista con i No Vax e i vari Ital Exit. Tutte queste persone hanno in comune l’idea che nessuno deve dire loro che cosa devono fare, tanto meno i presunti poteri forti. Tuttavia ci tengo a sottolineare che la numerosità di queste persone viene molto sovrastimata perché sui social media si creano degli effetti di moltiplicazione di fake account e troll. A farcelo capire è l’European social survey che negli ultimi vent’anni ha chiesto a settanta mila europei se credessero al cambiamento climatico. Ebbene lo 0,69% ha detto di non crederci e il 6-7% ha detto di crederci ma che le cause sarebbero naturali. Si tratta di dati che io stesso ho pubblicato sui social e che risultano statisticamente fisiologici perché non esiste nessuna cosa su cui il 100% delle persone la pensa alla stessa maniera”.

Nei talk show in tv, sembra che esista un dibattito paritario tra chi nega il cambiamento e chi ne denuncia il dramma
“Succede perché è la natura stessa dei talk show che deve favorire il dialogo e la polarizzazione del dibattito, quindi prendono uno che sostiene che il cambiamento climatico sia causato dall’uomo e uno che lo nega. In questo modo passa l’idea che le due parti siano perfettamente in equilibrio, un 50 e 50. Ma non è affatto così”.

È un problema culturale oppure ci sono anche in ballo interessi economici?
“C’è un problema culturale e di mancata fiducia verso la scienza. Inoltre è evidente una certa ignoranza in merito all’argomento. Ma ci sono anche delle lobby, fortunatamente sempre meno, che hanno interesse a rallentare la transizione ecologica. Poi ci sono parti politiche che hanno interesse a posizionarsi dal lato di quelli che sono maggiormente preoccupati dalla transizione”.

Per Coldiretti i danni già causati dal caldo anomalo ammontano a 6 miliardi di euro. Cosa ci dobbiamo aspettare?
“Non lo possiamo sapere perché il clima nel breve termine è molto variabile. Quello che sappiamo con certezza è che gli eventi estremi, i quali non sono solo le ondate di calore, sono sempre più frequenti. Per questo la cosa importante da dire è che rallentare la transizione avrà dei costi sociali molto alti, mentre portarla a termine è conveniente anche economicamente. Tra l’altro la transizione non la facciamo solo per il clima ma anche perché le energie rinnovabili costano meno e generano meno inflazione”.

Da parte sua l’Italia della Meloni si è opposta alle proposte Ue sullo stop ai motori endotermici, alle case Green e sugli imballaggi. Che ne pensa?
“Io dico che se vogliamo davvero fare la transizione, allora dobbiamo evitare tutte le posizioni estreme. Anche i sostenitori della transizione devono sforzarsi di promuovere quelle soluzioni che sono più convenienti da un punto di vista sociale. Non bisogna essere dogmatici. Per esempio sulla questione dell’imballaggio, una direttiva che spinge troppo sul riuso e meno sul riciclo un po’ ci danneggia. Sul tema delle auto penso che siamo davanti a un dibattito inutile perché il vantaggio delle auto elettriche è talmente forte che sono destinate a prendere piede ben prima del 2035. Sulle case Green, invece, è l’Ue che deve fare un passo avanti perché non ci può dire che nel 2035 gli edifici classe g non avranno più valore sul mercato, senza offrire delle risorse per le ristrutturazioni. Ecco credo che sui bonus edilizi cui l’Europa dovrebbe fare di più”.