Dall’ex sottosegretario Girlanda al compagno della segretaria di Delrio: all’Anas si fanno strada le solite assunzioni. E la gestione Armani finisce nel mirino dei Cinque Stelle

Nel mirino 13 assunzioni di dirigenti Anas. Chiesti chiarimenti in Parlamento

Non è certamente un bel periodo per le società che gestiscono la rete stradale nostrana. E così, dopo la privata Autostrade per l’Italia, a finire nella lente d’ingrandimento del Movimento cinque stelle finisce anche Anas spa, società pubblica sottoposta al controllo e alla vigilanza del ministero delle Infrastrutture. Ed è proprio al titolare di questo dicastero, Danilo Toninelli, che sono state rivolte nell’ultimo periodo due interrogazioni parlamentari. La prima in commissione, la seconda direttamente in Aula. Al centro di entrambi gli atti alcune assunzioni sospette che negli ultimi anni hanno visto protagonista proprio la società guidata da Gianni Vittorio Armani. Ma andiamo con ordine. Il 31 luglio a Palazzo Madama ad interessarsi della questione sono i senatori Filippo Gallinella e Tiziana Ciprini. Secondo la ricostruzione dei due pentastellati l’Anas avrebbe provveduto – tra il 2015 ed il 2016 – ad un rinnovo delle figure apicali conseguente al cambio di direzione (dalla gestione di Pietro Ciucci a quella appunto di Armani). Il focus, nel dettaglio, è su 13 assunzioni di dirigenti avvenute, a giudizio degli interroganti, “in aperto contrasto con le vigenti norme in materia di selezione del personale dipendente delle società partecipate”. Il riferimento è al decreto legislativo n.175 del 2016 secondo cui “le società a controllo pubblico stabiliscono, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale nel rispetto dei principi, anche di derivazione europea, di trasparenza, pubblicità e imparzialità”. Un punto fondamentale soprattutto se si tiene conto che il decreto, in un successivo comma, specifica che in assenza di tali procedure, i contratti di lavoro sono nulli. Dalle 13 assunzioni spicca senz’altro quella dell’ex sottosegretario proprio ai Trasporti del Governo Letta, Rocco Girlanda, grande amico di Denis Verdini, che ha ricevuto un incarico (con annesso stipendio da 180mila euro) senza che Anas “abbia provveduto ad attivare alcun iter di selezione né, altresì, a pubblicare alcun avviso di ricerca del personale per la posizione de quo, nella sostanziale mancata osservanza delle disposizioni di legge sopra richiamate”.

Il salto – Ma non è tutto. Pochi giorni fa, infatti, i parlamentari Alberto Manca e Paola Deiana sono nuovamente intervenuti sulla questione, con una ricostruzione ancora più dettagliata. Accanto a quello di Girlanda, infatti, si fanno i nomi anche degli altri 12 dirigenti assunti. Non si può non menzionare, ad esempio, Marco Bonamico “allora compagno – si legge nell’atto parlamentare – della segretaria particolare dell’ex Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio”. Ma non è tutto. Secondo la ricostruzione dei due deputati, infatti, “Anas avrebbe convertito in contratti a tempo indeterminato i contratti a termine di almeno 4 di queste figure dirigenziali, trasformandone la natura contrattuale in modo repentino e apparentemente immotivato”. Quando sarebbe avvenuto tutto questo? Il primo giugno. Guarda caso il giorno stesso di insediamento del Governo Conte.

Il silenzio – Da qui i quesiti posti a Toninelli, a cominciare dalla domanda se le assunzioni dirigenziali rispettino i principi di legge. Ma non solo. Si chiede, infatti, anche “se i fatti descritti siano stati portati a conoscenza della Corte dei conti e dell’Anac”. Ma Manca e Deiana si chiedono anche come mai gli stipendi dell’amministratore delegato e dei soggetti titolari di incarichi dirigenziali “non siano stati resi pubblici”. Domande che attendono risposta e che, ovviamente, La Notizia ha rigirato alla società pubblica. Ma, ci dicono dall’ufficio stampa, “per dovere istituzionale la posizione di Anas deve essere riferita in via prioritaria alla Camera dei Deputati, in risposta all’atto ispettivo. Una volta informato il Parlamento potremo fornire le risposte”. Tutto tace. Per dovere istituzionale.